Sia il governo che le P.A. centrali e periferiche, ogni anno con la propria attività e incompetenza, costringono i tribunali ad un superlavoro, sia per questioni ovvie di illegalità su loro decreti spesso incostituzionali, sia per le negligenze; ciò porta alle casse dello stato costi elevati per farraginose diatribe giudiziarie che alla fine riconoscono il maltorto al cittadino, con uno spreco di denaro pubblico di grosse entità.
Così è per le invalidità civili, per i decreti governativi incostituzionali che alla fine i tribunali ribaltano; esempi ce ne sono tanti, uno recente di un mese fa: è quello che riguarda il riconoscimento degli scatti di anzianità al comparto scuola che saranno in busta paga a maggio; grazie alle lotte sindacali si è ottenuta revoca del blocco degli scatti di anzianità.
Altri esempi: le diatribe giudiziarie di cittadini che rivendicano interessi legittimi alle amministrazioni locali e gli uffici periferici di tutti settori della P.A. uno spreco di denaro pubblico inaudito, per l'ostinarsi nella violazione di diritti delle inefficienti amministrazioni e dei suoi impiegati che una volta rilevato l'errore non rettificano subito i madornali sbagli, con cui arricchiscono ingiustificatamente titolari di diritti inesistenti togliendoli a chi invece spetterebbero.
Esempi di decreti incostituzionali statali che hanno portato grosse spese onerose allo Stato: il dimensionamento scolastico, contratti reiterati per le assunzioni dei precari, sulla cui questione la stessa Comunità Europea è intervenuta, perché è vietato assumere per anni e anni personale con contratti che ripetuti nel tempo richiedono la stabilizzazione, contratti usati illegalmente negli anni in tanti settori.
Se lo Stato avesse evitato certi errori risaputi dall'inizio, fatti tra l'altro per ridurre il deficit, non sarebbe stato sprecato altro denaro pubblico in contenziosi giudiziari che si concludono e si concluderanno con il ritorno alla situazione di partenza, ma con una spesa quadruplicata.
Processi in cui spesso alla fine lo Stato, per violazione di interessi legittimi, si ritrova ad essere sanzionato e a dover pagare le conseguenze di errori suoi o dei suoi impiegati nello svolgimento dei loro compiti: una soluzione per rimediare subito agli errori esiste, negli uffici ricorrendo al principio dell'autotutela, e, per i decreti statali, il controllo di legittimità che potrebbe evitare simili problemi dall'inizio se fatto con oculatezza.
Il fenomeno è devastante, in tempi di ristrettezze e di sacrifici richiesti ai cittadini, sarebbe d'obbligo richiamare i propri dipendenti e lo Stato autolimitarsi nel creare così tanto disordine burocratico.
La nostra Costituzione è semplice fatta di pochi concetti basilari che se vanno violati giustamente vengono subito tutelati da tribunali che se applicano la legge (quello per cui sono chiamati ad intervenire) fanno saltare tutto un sistema che perde acqua da tutte le parti senza legittimazione giuridica costituzionale.
Tutte le attività amministrative svolte nel nostro paese si realizzano con queste dinamiche, in caso di errore non corretto si ricorre giustamente al giudice: basta un errore di un banale appalto di fornitura e si apre una lite senza fine e dispendiosa per le casse dello Stato, così anche per un'invalidità negata, un controllo agli evasori errato, una multa dalla più banale richiesta alla più importante si apre un iter che se manchevole di rispetto della giustizia o di una sua legge può aprire un contenzioso, interminabile e costoso.