Femminicidio: un'emergenza senza fine in Italia, con notizie di cronaca che giungono da ogni regione e numeri allarmanti. Basti pensare che ben 7 omicidi con una donna vittima su 10 sono consumati in ambito familiare. Inoltre il 40% delle donne vittime di questo odioso reato avevano precedentemente presentato una denuncia-querela contro la persona che poi ha usato loro violenza, a volte arrivando ad ucciderle. La violenza sembra proprio essere una pericolosa costante all'interno delle famiglie italiane, visto che il 30% delle separazioni avviene in seguito a vicende di rilievo penale (maltrattamenti o veri e propri abusi ancora più gravi).
Per farla breve, un matrimonio su tre finisce per atti violenti: un dato su cui riflettere, non più accettabile, diffuso dall'Associazione matrimonialisti italiani. La famiglia insomma non è più un'isola felice. E per troppo tempo abbiamo sottovalutato il fenomeno, chissà poi perché.
Di fronte a una simile emergenza sociale non bastano più gli articoli sui giornali e le trasmissioni tv. Servono i fatti, vale a dire leggi che inaspriscano in misura significativa le pene a carico dei responsabili di femminicidio, così da agire da deterrente.
Le pene attuali non sono infatti percepite come sufficienti ad arginare un fenomeno che negli ultimi anni ha dovuto fare i conti anche con una recrudescenza di episodi violenti in ogni regione e in ogni ambito sociale, dalla scuola fino al mondo del lavoro, che stanno attirando l'attenzione di sociologi e criminologi di tutto il mondo, impegnati a mettere a fuoco gli elementi criminogenetici scatenanti questo delirio collettivo.
Serve, ad esempio, il rito direttissimo, per evitare il pericolo che molti reati vadano in prescrizione, ipotesi assai verosimile data la cronica lentezza dei processi in Italia.