La finedel Governo Berlusconi, dopo le dimissioni presentate dallo stesso ex Presidentedel Consiglio nel novembre del 2011, ha segnato la fine di un'epoca per la vita,politica e mediatica dell'Italia. E' stato coniato a tal fine dai politologi iltermine berlusconismo proprio a significare un pezzo di storialungo diciassette anni (1994-2011) contrassegnato dall'azionepolitica di un uomo che è diventato uno dei massimi statisti italiani, dopoGiolitti e De Gasperi.
Sappiamo bene come il nostro Paese, in particolarel'opinione pubblica, si sia per anni divisa almeno equamente, tra i sostenitorida un lato, e i detrattori dall'altro di Silvio Berlusconi.
Da Forza Italia al Popolo della Libertà, mai nell'era contemporanea, dell'informazionee della comunicazione, un uomo politico era riuscito a catalizzare intorno a séun movimento di pensiero e di ideologia liberista tanto diffuso e tantoduraturo. Da restare ancora impregnato nella mente, nelle idee e nelle azioni di una grossa fetta dielettorato e di opinione pubblica. Pensando a Berlusconi viene immediatoassociare la sua persona a diverse figure, quella dell'imprenditore di successo,da cui è partita l'ascesa verso la lunga e fruttuosa, almeno per lui, carrierapolitica, e dello statista di lungo corso.
Ma Berlusconi è stato soprattutto un"imbattibile comunicatore", o forse per meglio dire ilComunicatore Politico.
Su questo livello, occorre ammetterlo, non haavuto rivali e, probabilmente, non avrà mai un alter ego di egual successo ebravura. Berlusconi ha parlato (e convinto) per anni al suo elettorato, con lasua presenza, con la disinvoltura dinanzi alle telecamere e ai microfoni,studiando alla perfezione i copioni e facendo allestire strategiche locationper le sue conferenze.
Ha saputo far leva sulla debolezza dialettica e sulledifficoltà programmatiche dei tanti oppositori per trasformare a propriovantaggio anche le situazioni, personali e non, a lui sfavorevoli. Si ècircondato di consulenti di immagine e di consiglieri navigati ogni qual voltaera necessario un "restyling" di immagine e di strategia mediatica.
Ha sempre curatoil suo aspetto fisico e il linguaggio ritmico, astutamente provocatorio intante occasioni, per mantenere sempre nuovi, attuali, aggiornati il suopensiero, la sua visione delle cose.
Ora che è uscito di scena si avverte come lasua coalizione abbia perso la sua guida e il suo collante dialettico; i suoisostenitori, dispiaciuti, sembrano non intravedere ( almeno a breve termine) unleader che possa portare avanti e supportare il pensiero liberista, la "lotta per la libertà", come proclamavaBerlusconi. I suoi oppositori sono, da un lato contenti del suo "default" edall' altro smarriti per non avere più quella "boa" di riferimento, cuiaggrapparsi per le proprie controtesi. E anche il dibattito televisivo sembraessersi spento, privo del mordente che aveva acceso gli studi televisivi, catalizzato l'attenzione deitelespettatori. Provate a chiederlo ai vari Vespa, Floris, Santoro, Mentana…