L' immigrazioneinteressa non solo le persone che si trasferiscono da un Paese all’altro masoprattutto la società che li ospita. Questo fenomeno è in aumento da un po' dianni a questa parte a causa delle numerose guerre scoppiate nel mondo, dallepiù famose a quelle che non conosciamo e di cui non sentiamo parlare altelegiornale, per via del terrorismo sempre più attuale nelle nostre vite esui quotidiani, e per altre ragioni, tra cui la povertà del loro Paese natale, la mancanza di lavoro e il sogno di una realtà  più dignitosa. 

La storia dell’umanità quindi èfrutto di una continua rete di intrecci tra persone provenienti da contestigeografici diversi.

Il mondo che intendiamo oggi èfatto di un nucleo predominante ed infinite periferie subordinate. Questeultime hanno poco potere in campo economico, politico e culturale.

Gliimmigrati arrivano prevalentemente da queste aree con il sogno di iniziare unpercorso di emancipazione sociale, cioè di entrare al centro conseguendo lapropria affermazione in base ai parametri del modello vincente. E’ giusto dire che ilmulticulturalismo non è attuato principalmente dall’intervento degliimmigrati. Essi aggiungono altre distinzionia quelle già esistenti in ogni società e contribuiscono semmai a renderle piùvisibili.

Possiamo trovare momenti storiciparticolarmente ricchi per questi scambi multiculturali: il medioevo islamico, con gli arabi cheesprimevano il ruolo di mediatori culturali - preceduti da altre popolazionisemitiche - facendo del sud del Mediterraneo una piattaforma girevole di collegamento tra diverse aree geografiche;poi, il rinascimento europeo con isuoi graduali inserimenti di popolazioni di altri continenti che ha avviato il sistema-mondo con il quale ciconfrontiamo ancor oggi.

Ogni cultura è multiculturale perché in essa sono vivisedimenti derivati da luoghi e da popoli diversi.

Ne possiamo indicare lacompatibilità tra diversi gruppi linguistici, culturali, religiosi che vivononel medesimo spazio territoriale ed anche la coesistenza di diversi sistemivaloriali. Da quando anchel'Italia è diventata luogo di approdo di molti immigrati è andatoconsolidandosi il fenomeno del giornalismointerculturale, sempre più ricco di titoli di giornali e riviste, di sitie blog, di trasmissioni radio-tevisive preparate per informare e rendere menodifficile la vita di un immigrato nel paese che lo ospita.

Non si puòdimenticare che nella maggior parte dei casi sono situazioni drammatiche aspingere ad emigrare. Centinaia di migliaia di persone sfuggono spesso allamorte e alla miseria cercando asilo e lavoro nel nostro Paese.

La maggiorparte di esse abbandona famiglie e case per un lavoro quasi sempre precario emal pagato nelle nostre città.

Noi, d'altro canto, ci attribuiamo spesso ildiritto di sfruttare gli immigrati, non assicurando loro un lavoro regolare,assistenza medica o delle case pulite e ospitali. Spesso i lavoratoristranieri sono considerati solo come una merce o, nella migliore delle ipotesi, come una forza lavoro. Altre volte si avrebbe voglia di mandarli via per iltimore di perdere le nostre sicurezze. In realtà gli immigrati che giungononei Paesi europei ­a causa delle loro condizioni disperate e nonostanteposseggano talvolta un elevato livello di istruzione ­si accontentano diqualsiasi tipo di occupazione svolgendo lavori che i giovani occidentali nonvogliono fare. Le nostre società ormai multietniche lo sono nei fatti ma nonsi è ancora riscontrata una reale integrazione.

La convivenza con gli"altri", diversi da noi, è complicata e qualche volta impossibile. Purtroppo tantagente dimentica che ognuno di noi è stato emigrante o ha avuto qualche parente emigratoin cerca di lavoro e di possibilità di vita. È una storia che si ripete. Unesercito oggi di profughi, spesso clandestini senza valigia di cartone, che affidano le loro speranze e sogni in mezzo ad unmare d’incertezze.

"La primaschiavitù è la frontiera. Chi dice frontiera, dice fasciatura. Cancellate la frontiera, levate il doganiere,togliete il soldato, in altre parole siate liberi. La pace seguirà." (Victor Hugo)