E' morto il grande uomo dell'Africa e da tutto il mondo, come quando uscì dal carcere dopo 27 anni di reclusione, si alza il saluto della folla: un coro unanime di lodi per il suo operato in vita, per gli ideali e per la lotta per una società più giusta a costo del sacrificio della propria libertà. Nelson Mandela morto all'età di 95 anni, lascia un vuoto senza uguali.
Nato il 18 luglio 1908 nella famiglia reale dei Thembu, una tribù etnica dei Xhosa, in un villaggio della valle del Capo Orientale in Sudafrica. Anche la nascita ha un sapore non terreno, partorito lungo la riva di un fiume, il suo nome Rolihlahla significa "attaccabrighe", Nelson è un nomignolo attribuitogli in un collegio coloniale britannico, forse ispirato all'ammiraglio inglese.
Espulso dall'università per una manifestazione, tornato al villaggio è costretto a scappare per evitare un matrimonio combinato, si trasferisce a Johannesburg dove diventa guardiano in miniera, con fischietto e manganello, in un ambiente che scatena in lui l'orrore per le ingiustizie e le violenze.
In politica entra nel 1944 e con Walter Sisulu e Oliver Tambo creano la Lega Giovanile dell'ANC (African National Congress). Termina i suoi studi di legge e comincia con il suo studio legale insieme a Tambo la lotta vera con campagne non violente di disobbedienza civile, scioperi, marce di protesta e manifestazioni.
Questo lo porta al primo arresto, nel 1952 seppur assolto delle accuse e liberato subisce altre vessazioni, arresti e detenzioni, fino al Processo di Treason del 1958 anno del suo matrimonio con Winnie.
Scarcerato per non colpevolezza, abbandona la pratica legalitaria, alle luce di altri torti e della messa a bando dell'ANC, ripiega sulla lotta armata. Nel 1962 viene condannato a cinque anni di carcere e accusato di sabotaggio al processo di Rivonia con i suoi compagni è condannato all'ergastolo a Robben Island, isolotto dell'oceano Atlantico , dove si trova un carcere di massima sicurezza.
A 46 anni entra nella cella che sarebbe stata la sua casa, piccola tanto da poterla percorrere in tre passi, la corrispondenza e le visite sono ammesse solo una volta ogni sei mesi, è costretto ai lavori forzati, con gli altri prigionieri spaccava pietre fino a ridurle in ghiaia sotto il cocente sole africano, senza proferir parola.
Negli anni '90 la condanna internazionale porta alla sua liberazione: all'uscita viene accolto da una grande folla che lo fa rimanere scioccato, ma non solo questo lo aspettava, in quanto sua madre e suo fratello erano morti, i suoi 5 bambini erano adulti, la moglie un'estranea, la tecnologia tutto era nuovo, il suo animo nobile solo quello era rimasto immutato nonostante i 27 anni senza libertà.
A 71 anni, la vita ricominciava, l'ANC abbandona la lotta armata, Mandela diventa Presidente, col perdono e la riconciliazione con il Presidente F.W. De Klerk segna un nuovo corso e nel 1993 riceve il Premio Nobel per la Pace.
Alla festa dell'elezione, Mandela fa un ricevimento per le vedove dei politici che lo avevano imprigionato e invita pure il magistrato che ne aveva chiesto l'impiccagione dopo che era diventato Presidente, non cerca vendetta e il desiderio di libertà per il suo popolo diventa desiderio di libertà per tutti, neri e bianchi amici e nemici, a ciò si ispira la nuova costituzione sudafricana contro ogni discriminazione.
Una vita di lotte per un grande sogno: un Sudafrica senza più apartheid, Madiba, l'uomo che ha sacrificato 27 anni di libertà personale per la libertà del prossimo.