Non molte ore fa, abbiamo letto sui giornali, sentito dalla televisione o saputo navigando su internet, che Giorgio Squinzi (numero uno di Confindustria) e Mauro Moretti (numero uno delle Ferrovie dello Stato) hanno fatto due dichiarazioni, quanto meno, poco prudenti che hanno certamente irritato l'opinione pubblica italiana.

Chi sono Giorgio Squinzi e Mauro Moretti

Giorgio Squinzi nato a Bergamo nel 1943 - proprietario della MAPEI e numero uno di Confidustria è stato anche presidente di Federmeccanica, vice presidente di Assolombarda, sponsor di una squadra ciclistica, ed è proprietario del Sassuolo calcio.

Mauro Moretti nato a Rimini nel 1953 - Amministratore delegato delle ferrovie dello Stato è anche Cavaliere del lavoro dal maggio 2010, ha ricevuto la laurea honoris causa in Ingegneria Meccanica all'Università di Cassino, inoltre ha una serie di incarichi in ambito nazionale ed europeo di assoluto prestigio e dal 1986 al 1991 è stato segretario generale di CGIL trasporti.

Squinzi ha detto che sposterà la sede della sua impresa (MAPEI) nel Canton Ticino in Svizzera anziché a Milano se le lungaggini burocratiche gli faranno aspettare altri 4 / 5 anni per la realizzazione della nuova sede.

Caro Squinzi capiamo la sua irritazione, non la soluzione da Lei auspicata. Proprio per la posizione rilevante da Lei occupata, l'importanza strategica e di immagine della MAPEI, l'idea di "delocalizzare " la sua azienda ci pare, anche il solo pensarlo, assolutamente grave nei riguardi del suo Paese; ancor peggio dichiararlo.

Se voleva essere una provocazione andava formulata in modo differente per evitare ripercussioni negative sull'analisi internazionale del sistema Italia. Signor Squinzi, invece di fare dichiarazioni da evitare, si adoperi con forza, battendo i pugni sui tavoli del governo, per rimuovere la burocrazia che sta uccidendo il nostro Paese.

Lei è nella posizione di poterlo fare ed ora, in suo aiuto, c'è pure il governo Renzi, nemico dichiarato della burocrazia.

Moretti ha dichiarato, in risposta alla volontà espressa dal Presidente del consiglio Matteo Renzi di abbassare gli emolumenti dei dirigenti pubblici e portare, il livello massimo dei loro stipendi al livello dello stipendio del Presidente della Repubblica, quanto segue: " ...se mi riducono lo stipendio me ne vado!

"

Premesso che via un papa se ne fa un altro, pur ammettendo che Lei ha ben lavorato in questi anni, non comprendiamo perchè debba gridare al mondo intero il suo sdegno, al cospetto di una giusta presa di posizione del governo in un momento così critico per tutto il nostro Paese. Lei ha tutto il diritto di non accettare riduzioni di stipendio ed andarsene; non di alzare il tono della voce come ha fatto, in quanto ancora non sono noti né i termini né le modalità di revisione degli stipendi dei top manager pubblici. Quando se ne conosceranno entità di riduzione e modalità, potrà decidere di andarsene e la cosa non ci rammaricherà più di tanto. Come cittadini, speriamo, anzi ci auguriamo, che stiano veramente per finire i tempi in cui i top manager guadagnano fior di quattrini sempre e comunque, anche di fronte a palesi cattive gestioni (non è il suo caso e glie ne diamo atto) e conseguenti flop economici.

Vorrei farle presente che ancora brucia agli italiani ricordare che mentre Alitalia era sull'orlo del fallimento, il suo Amministratore delegato veniva liquidato con una buona uscita milionaria! Di casi simili potremmo elencarne una serie infinita! Lei ha evidentemente perso i sentimenti di giustizia ed equità sociale che animavano il suo spirito quando, nei lontani anni 1986/1991, caro Mauro, era il segretario di CGIL trasporti.

Consigliamo a tutti, di ricordare il seguente vecchio adagio: "il buon tacer non fu mai scritto".