Berlusconi è stato sicuramente un gran peccatore: è andato a donne, sfruttando i propri soldi ed il proprio potere. Sicuramente, nella sua carriera politica, non ha ostacolato i suoi interessi, ma almeno è stato più coerente di molti moralisti. Non ha mai detto di essere indifferente al fascino femminile; non ha mai parlato male di Craxi, nemmeno quando gli sarebbe convenuto e tutti lo facevano; non ha mai parlato male di Gheddafi. È stato almeno un peccatore coerente non un traditore nè una faccia da schiaffi.

La figura del peccatore a volte ci appare simpatica perché la sentiamo vicina a noi, per lo meno così la pensava anche Gesù Cristo."Chi è senza peccato scagli la prima pietra." Difficile invece che la figura del moralista ci sia veramente simpatica.

Nemmeno Il Savonarola, sul quale, per la verità, nessuno ha potuto mai dire niente ci è molto simpatico.

Ora, passi Boffo, passi Marrazzo, ma, negli ultimi tempi abbiamo avuto per lo meno due moralizzatori insopportabili. Il primo è Antonio Votaantonio Di Pietro, che, dopo aver chiesto prestiti e favori (e caso strano li ha ottenuti) alle persone che inquisiva (Gorrini, D'Adamo) e che, continuando con lo stesso sistema, ha sfruttato il suo potere per affittare ad ottimo prezzo i suoi edifici al suo partito e che ora, dopo tutte le sue campagne per la libertà di stampa, minaccia di querelare i giornali se osano riportare le dichiarazioni dell'architetto Zampolini, (quello che ha incastrato Scajola e Bertolaso) che lo indica come beneficiario, di altri due appartamenti, suo figlio, invece, seguendo la morale del padre, ha tentato immediatamente di sfruttare il suo potere raccomandando alcuni amici ingegneri all'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania Mautone.

Beh, allora, in questo caso, i moralisti dovrebbero quantomeno andare a nascondersi.

Anche perché, secondo Antonio Votantonio, la stampa dovrebbe riportare sì le dichiarazioni di Zampolini quando parla di Bertolaso o di Scajola, ma dovrebbe ben guardarsi dal farlo quando lo stesso testimone parla di lui.

Il secondo gigante della morale è stato l'onorevole Bossi, che dopo aver costruito tutta la sua carriera politica sulla lotta alla corruzione, e su Roma ladrona, non appena ha avuto un briciolo di potere, alla faccia della meritocrazia tanto predicata, l'ha usato per raccomandare quel genio del Trota il cui unico merito era stato quello di non riuscire a scuola.

Beh, allora, se i moralisti sono questi due essi dovrebbero quantomeno andare a nascondersi (come effettivamente hanno fatto anche contro la loro volontà). Anche perché, la loro massima sembrerebbe essere : "Non fare mai a me quel che io predico per gli altri".