Giorni bui per il mondo, per la crescente preoccupazione legata ai bombardamenti guidati dagli Usa e dagli alleati arabi in primis contro obiettivi Isis, proprio nel giorno dell'ennesimo agghiacciante videoannuncio di un'esecuzione sommaria, una pratica barbara che sta riportando il mondo al Medioevo, alimentando paure ataviche che purtroppo abitano nell'animo e nell'inconscio più profondo di ciascuno di noi, con l'aggravante del classico effetto moltiplicatore creato dalla cassa di risonanza a tutti i livelli di comunicazione globale possibili che simili fatti di cronaca determinano, perché un dovere di cronaca esiste, per pura imposizione dei codici deontologici prima ancora che professionali di una professione difficile come quella giornalistica.
Un ostaggio francese è stato decapitato oggi, l'ennesimo. Temiamo non sarà l'ultimo.
Dal canto suo, di fronte a fatti così gravi, il Presidente Usa Obama, diciamolo francamente, non poteva più stare a guardare la degenerazione del tragico fenomeno Isis, anche perché i fragili equilibri mondiali sono già duramente provati dalle grandi tensioni in atto tra Russia e Ucraina, da mesi contrapposti con una linea della tensione più volte sorpassata, forse con la consapevolezza che un attacco alleato contro i russi è molto più che un'extrema ratio, ma piuttosto un punto di non ritorno, perché un colosso come la Russia è cosa ben diversa, politicamente come militarmente, rispetto a Isis. Isis ha però, tra le frecce al proprio arco, un'arma temibile come la ferocia mostrata più volte in queste settimane con l'ampia risonanza cui abbiamo già fatto riferimento.
Oggi, 24 settembre 2014, Obama ha detto che gli Stati non sono e non saranno mai in guerra con l'Islam inteso come cultura. Una precisazione utile, oltre che doverosa. Barack Obama ha ricordato giustamente che in America vivono e lavorano pacificamente milioni di musulmani parte integrante del nostro paese. L'America e i suoi alleati rifiutano quindi a priori l'ipotesi del classico scontro di culture e religioni sul quale purtroppo sembrano voler apertamente puntare i terroristi estremisti che in questi giorni sono arrivati a rivolgere minacce allarmanti perfino contro Roma, che del resto è sede della cristianità, soffiando sul fuoco loro congeniale: quello del terrore.
Il nemico è insomma il terrorismo e il fanatismo, il pericolo è l'incancrenirsi in una guerra che potrebbe durare, diciamolo francamente, molti anni, andando a creare non pochi danni anche a un'economia mondiale già in grave difficoltà e non certo da oggi. Le precisazioni odierne di Barack Obama ci sembrano di particolare rilievo. La sensazione è però, ripeto, che la situazione di crisi sia destinata a perdurare a lungo.