La riforma della Scuola ideata dal governo Renzi si propone di risolvere il precariato storico stabilizzando 149.000 docenti. Se da un punto di vista mediatico colpisce l'opinione pubblica perché viene trasmesso il messaggio che si dà il "posto fisso", osservandolo in un'ottica più ampia si vede che crea altri 200.000 disoccupati. Urgono soluzioni di diverso tipo.

L'ostacolo più grande

La cifra è approssimata per difetto, stanti le diverse categorie di precari che resterebbero esclusi dal percorso di stabilizzazione. Dai piani alti si fa osservare che non ci sono i soldi per immettere tutti in ruolo e che pertanto si dovranno fare i concorsi.

I soldi, è questa dunque la nota dolente di un esecutivo incapace di creare ricchezza e preoccupato esclusivamente di tagliare seguendo gli ordini di Herr Wolfgang Schaeuble, ministro degli esteri tedesco, a cui fa eco Jirky Katainen della Commissione Europea. L'ordine che arriva da Bruxelles è tagliare.

Nessuna delle proposte arrivate sui tavoli del governo contiene soluzioni al problema meramente economico: ossia dove trovare risorse fresche per una riforma della scuola veramente risolutiva, sia per quanto riguarda gli interventi di ristrutturazione edilizia e sia per quelli idonei a raccogliere fondi per pagare gli stipendi dei nuovi docenti da immettere in ruolo. Ci si confronta e ci si divide mantenendo ciascuno le proprie posizioni in uno stallo in cui a rimetterci sono tutti: i precari che restano al palo e il Paese che non cresce perché non sa o non vuole investire nell'istruzione.

Lsu

Basterebbe solo l'acronimo a far intuire dove si andrebbe a parare. Si è detto che mancano i soldi per ristrutturare le scuole e recuperare edifici pubblici in dismissione nei quali far confluire nuove aule che riducano l'affollamento delle classi cosiddette "pollaio". Ogni regione ha in dotazione dei fondi da destinare per interventi di riqualificazione urbana rientranti negli interventi di pubblica utilità.

Come disponeva il decreto legislativo del pacchetto Treu, per la precisione il numero 468 del 1997, si potrebbe intervenire per riqualificare intere aree urbane inclusi gli edifici scolastici ricorrendo ai lavoratori Lsu. Il problema del restauro delle scuole e della creazione di nuove aule sarebbe risolto senza necessità di altra spesa pubblica.

Emissione speciale di Bot e Cct

Se il governo Monti ideò i cosiddetti Monti Bond per salvare le banche in difficoltà (che nel caso di Mps pare non siano nemmeno bastati) non si vede perché non si potrebbero creare gli "Scuola Bond" che vengano rivolti agli investitori istituzionali quali grandi banche, enti e associazioni pubbliche e private ottenendo un doppio effetto: i primi avrebbero una migliore diversificazione dei loro portafogli evitando una sovraesposizione ai bond governativi che in periodi recessivi comporta rischi non indifferenti, mentre lo Stato troverebbe risorse fresche per la stabilizzazione dell'intero corpo docente, evitando peraltro la incombente sanzione europea in forza dell'udienza del 26 novembre della Corte europea che potrebbe deliberare una sanzione di 4 miliardi per la reiterazione della pratica dei contratti a tempo determinato nel settore pubblico.

Per gli anni a venire sarebbe sufficiente emettere nuove aste del tesoro con Bot a sei mesi e ad alto rendimento.

La domanda da cento pistole ora è questa: avranno il coraggio di dire che non ci sono i soldi con un progetto di siffatta natura? Tentar non nuoce.