Un futuro incerto per la città dello stretto, Messina, la cui crisi da tempo presente su vari fronti fa temere un declino del suo sviluppo economico. Una situazione incresciosa e imbarazzante tale da non consentire di pensare minimamente che possa trasformarsi in città metropolitana, ma piuttosto in città fantasma. Stiamo assistendo a situazioni allarmanti, che piano piano rischiano di gettare nell'abnegazione totale la città di Messina, a causa della mancanza di infrastrutture e di enti la cui realtà è fondamentale per lo sviluppo di qualunque città.

Pochi giorni fa, proprio nel giorno dell'insediamento del presidente della Repubblica, il 3 febbraio 2015, le Ferrovie dello Stato e la Federazione nazionale dei trasporti hanno raggiunto un vertice drammatico, ovvero, la soppressione di treni a lunga percorrenza e delle navi che consentirebbero di mantenere attiva la continuità territoriale tra la Sicilia e la penisola. Piuttosto che stanziare i fondi per rafforzare le infrastrutture, derubati in precedenza, si è pensato bene di tagliare la continuità territoriale, come a dire che della città di Messina rimarrebbe soltanto un puntino segnato sulla carta geografica, una vera città fantasma reale soltanto per chi vi abita. A tal proposito il 14 febbraio è stata organizzata una manifestazione per salvare la continuità, che ha visto l'adesione di numerosi cittadini, dipendenti e pendolari che vogliono difendere i loro diritti e lo sviluppo della città di Messina.

Ma come dicevamo all'inizio dell'articolo, si aggiunge a questa drammatica situazione, un'altra spiacevole incertezza che vede coinvolto uno fra gli enti più significativi della città di Messina, la Camera di Commercio. Un ente che ad oggi ha contribuito alla crescita e allo sviluppo della città ma che da tempo risulta abbandonato a se stesso a causa della mancanza di un consiglio camerale capace di far fronte all'emergenza che ha colpito l'ente, con i suoi dipendenti e i pensionati.

Il rischio, notevole, che oggi si corre è che l'ente non possa accedere al fondo perequativo pari ad 1 milione di euro, avente diritto ogni ente con un minimo di 80 mila imprese iscritte, ad oggi la Camera di Commercio di Messina, ne conta soltanto 69, pertanto il rischio c'è, e questo comporterebbe un grave disagio per i dipendenti camerali e per i pensionati.

Da giorno 20 febbraio, la Camera di Commercio è occupata dagli stessi dipendenti camerali, i quali insieme alle rappresentanze sindacali CCIA hanno emendato la proposta di accorparsi agli enti di Catania, Ragusa e Siracusa, richiesta che potrà essere inviata entro il prossimo 28 febbraio. Tale proposta è stata bocciata, poiché il presidente della Confcommercio, Carmelo Picciotto, intende raggiungere l'obiettivo di mantenere l'ente camerale a Messina al fine sia di ottenere l'accesso al fondo e sia la deroga per le città metropolitane. L'accorpamento, tuttavia, ad oggi sembra essere l'unica ancora di salvataggio, l'occupazione dei dipendenti è attualmente in corso, la data di scadenza per aderirvi è fissata per il prossimo 28 febbraio, come si può, dunque, pensare di trasformare Messina in città metropolitana se non ci si adopera seriamente alla tutela dei diritti di chi vive e di chi lavora?

I dipendenti e i pensionati hanno diritto ad ottenere questo accorpamento, necessario per non far perdere loro l'accesso al fondo perequativo, per quale ragione bisogna attendere che scada il termine della richiesta? Attendiamo aggiornamenti e ci auguriamo che la città non subisca un ulteriore schiaffo ai diritti dei propri cittadini.