Nato nel febbraio del 2004, aveva come unico scopo quello di mettere in contatto gli studenti dell'Università di Harvard, ma ben presto fu data la possibilità anche agli studenti dei colleges degli altri stati americani e nel giro di qualche anno diventò in America un Social network accessibile a chiunque avesse compiuto i tredici anni di età, o meglio, a chi dichiarava nel proprio profilo di avere compiuto tredici anni. Adesso, a distanza di undici anni, Facebook è il sito più conosciuto e più utilizzato al mondo, da tutte le classi sociali e da tutte le fasce d'età.

Purtroppo dall'uso del Social si è passati all'abuso, un abuso che rasenta un'infinità d'illegalità. La cronaca quotidiana fa riferimento a fatti sconcertanti, spesso finiti in tragedia, dove alla base dell'evento criminoso c'è l'utilizzo del famoso Facebook. Ma non bisogna soffermarsi nella sfera degli eventi tragici per comprendere quanto possa contribuire negativamente sulla società l'ausilio del Social network. Anche chi non è geneticamente un soggetto violento, ma soltanto incivile e ineducato, spesso abusa di Facebook per esternare il proprio mal costume.

Fatti di minore gravità, come le zuffe virtuali, dalle quali scaturiscono offese e insulti reciproci che nel giro di qualche minuto coinvolgono centinaia di persone collegate a Facebook sono ormai all'ordine del giorno e della notte.

Molte delle quali si trasformano, dallo scambio incivile di opinioni in rete, alla colluttazione fisica vera e propria tra i soggetti che, nonostante non si siano mai conosciuti di persona, si danno appuntamento terreno, sfidandosi a volte anche a duello per risolvere le incomprensioni sorte virtualmente in rete. Moltissimi sono invece i casi (tra persone più civili) che finiscono in tribunale, davanti al giudice di Pace, dove l'attore chiede soddisfazione in merito alla presunta offesa ricevuta da uno sconosciuto tra un post e l'altro.

Sono migliaia solo in Italia le querele presentate in Procura, in merito ai presunti reati di "diffamazione" e "calunnia" a mezzo Facebook. Come se non bastasse l'ingolfamento della giustizia per la grande quantità di fascicoli aperti in merito alle controversie tra persone (spesso conoscenti), in merito a fatti avvenuti nella sfera del tessuto sociale reale, si aggiungono quelli avvenuti nella rete, quasi sempre con persone tra di loro sconosciute.

Sarebbe opportuno che Facebook iniziasse a pensare un sistema di registrazione dei profili molto più rigido, in modo tale da poter individuare facilmente le persone iscritte al Social network. Il modo più semplice ed efficace allo stesso tempo potrebbe essere quello di chiedere per le nuove registrazioni a Facebook anche l'inserimento del codice fiscale, mentre per gli iscritti di vecchia data l'inserimento obbligatorio del C.F. nel profilo personale nel più breve tempo possibile, con diffida della cancellazione da Facebook in caso d'inosservanza della richiesta.

Magari non sarà la panacea di tutti i mali ma potrà servire come deterrente per gli iscritti a Facebook che non appartengono alla categoria delle persone perbene!