Il 29 maggio 1985 è una data che ha lasciato il segno nell'animo di ogni tifoso juventino e in quello di ogni sportivo. Doveva essere una serata magica nella quale Juventus e Liverpool avrebbero tentato il coronamento di un sogno ma nulla di tutto ciò si è avverato. Il 29 maggio 1985 sarà ricordata per sempre come la strage dell'Heysel.
Quella sera, poco più che diciottenne, avevo una lezione di economia terminata la quale, tornai a casa di corsa per vedere almeno il secondo tempo della partita. Io e mio cugino abitavamo nello stesso palazzo e avevamo deciso di vederla insieme per poi uscire a festeggiare con gli amici in caso di vittoria.
Arrivando sotto il palazzo, vedo mio cugino affacciato al balcone e gli chiedo immediatamente: "che fa la Juve?", la risposta fu agghiacciante: "non hanno ancora cominciato, è successo un casino, è crollata la curva!".
Con un filo di fiato divorai i gradini a due a due fino al terzo piano e mi misi davanti alla TV, fui assalito immediatamente dall'angoscia per ciò che stavo vedendo e sentendo, ancora oggi mentre scrivo fatico a trattenere la commozione. Scorrevano le immagini della carica degli hooligans, gli occupanti del settore Z, quel maledetto settore dove non avrebbero dovuto esserci juventini, che scappavano e si accalcavano contro il muretto che, crollando, li avrebbe fatti precipitare nel vuoto.
La polizia che manganellava chi cercava rifugio sul campo, l'invasione degli ultras juventini alla ricerca di vendetta, un ragazzo con una pistola in mano...una pistola allo stadio! Corpi esanimi, persone in lacrime.
Cominciò la conta dei morti, le informazioni erano frammentarie e contraddittorie, non si capiva se si sarebbe giocato...poi, dopo un'interminabile attesa, l'UEFA decide di far giocare la partita.
I capitani delle squadre, Scirea e Neal, dichiarano di accettare la decisione per motivi di ordine pubblico. La Juventus vincerà 1 a 0 con rigore segnato da Platini per fallo, fuori area, su Boniek...errore o risarcimento? Nessuno lo saprà mai, l'unica certezza è che quella sera 39 innocenti morirono per assistere ad uno spettacolo.
Dopo la partita tornai mestamente a casa e, una volta a letto, mi misi a piangere.
L'indomani, leggendo i quotidiani sportivi, l'orrore e la rabbia per quanto accaduto aumentarono ancora di più: stadio fatiscente con una capienza non adatta, controlli inesistenti e polizia insufficiente e impreparata, inglesi armati con corpi contundenti presi tranquillamente da un cantiere nelle immediate vicinanze dello stadio.
Morire, allora come oggi, per una partita di calcio è inaccettabile, come inaccettabile è continuare a sentire cori che sbeffeggiano i morti e le tragedie di Superga e dell'Heysel. Il calcio è un'arte ed uno spettacolo, il calcio è (dovrebbe essere) l'espressione di una passione che fa divertire chi la segue col cuore.
Un giorno mi piacerebbe portare mio figlio allo stadio, forse dovrò guardare la sua squadra e mi piace pensare che sarà un divertimento per tutti: io, lui e gli altri, tifosi ed appassionati, mentre ammiriamo uno spettacolo; un giorno tutto questo accadrà...o forse no!