Ferma in colonna nel traffico ad aspettare il mio turno, involontariamente, ad un incrocio, ho bloccato il traffico dell'altra corsia. "Ma dove guardi?... Vai avanti!... E spostati! Imbranata!..." E via con parole e gesti certamente non di cortesia. Mi guardo attorno, un pò sorpresa e anche spaesata: in fondo sono imbottigliata a mia volta nella colonna. Non posso nè andare avanti, nè tornare indietro. All'incrocio ho imboccato la mia strada pensando di arrivare dall'altra parte della strada. Invece, tutto si è fermato. Pazienza. Devo prendere il bambino a scuola, farò tardi, ma la signora?

Che vuole? Ma poi che modi? E' l'ora clou per tutti. Invece no. Giù con parolacce, gesti che, fatti da una donna, fanno senso. Certi gesti sono sempre stati attribuiti ai camionisti, poveracci, ci saranno pure camionisti gentili. Ma l'etichetta è attaccata. Comunque, oggi questi atteggiamenti sguaiati, sono di normale routine per strada, tra la gente comune, uomini, donne i ragazzi per non parlare delle ragazze.

Perdonate il mio sgomento, devo ammettere, a volte mi sento di un'altra epoca. Persino fuori luogo. Certo, sono nata il secolo scorso, ma è così lontano? E poi perché dovrebbero, le buone maniere, andare fuori moda? O è, piuttosto, un disuso nel nostro comportamento?

E non parlo di galateo, di come usare forchetta e coltello, ma di tutti quei comportamenti da assumere con decoro, altra parola in pensione, nei vari ambienti: da quello lavorativo, a quello domestico, a quello in pubblico e con gli amici.

Il giusto tono di voce, spegnere il telefonino a tavola, i gesti, la gentilezza, il sorriso. Avere buone maniere significa rispettare il prossimo, accogliere la sua diversità, vederla e accettarla. La buona educazione significa creare un ambiente piacevole intorno a noi, gratificante per noi e per chi ci sta vicino. Al contrario, gli atteggiamenti scortesi e sgarbati creano frustrazione e aumentano lo stress in noi, negli altri e nell'aria che respiriamo.

La donna, un tempo, era portatrice di bellezza, di eleganza, dell'essere materno e, quindi, di dolcezza e di buone maniere. Non si usa più? La ricerca del bello sta anche nei gesti, semplici e discreti. La ricerca del bello porta allo stare bene. Se siamo veloci e superficiali, in questa ricerca o in questa esternazione, o, addirittura, non la ricerchiamo affatto, perdiamo attimi che possono darci serenità che ci fanno vedere la vita in modo non solo più positiva, ma più ricca e più fascinosa.

"Un aspetto garbato e piacevole, e gesti gentili e discreti (aggiungo io), sono una perenne lettera di raccomandazione" (Francis Bacon).

E un "sorriso", un "grazie", un "prego", "buongiorno" e "arrivederci", portano allegria, predispongono il prossimo in senso positivo, più disponibile all'ascolto e al guardare con occhi diversi chi gli sta di fronte.

Al contrario, parolacce, modi sgarbati, atteggiamenti sguaiati, prorompenti e persino arroganti, mettono distanza, ci indispettiscono e imbruttiscono e ci portano all'imbarbarimento.

Le regole della buona creanza, come ci dicevano i nonni, dobbiamo riportarli alla luce. L'eleganza e la sobrietà, renderle di moda.