Una parte dell'opinione pubblica, in questi ultimi anni, ha sperato impunemente che la crisi generale potesse condurre a un rinnovamento morale di ampi strati della società, come se quello che non è avvenuto in decenni potesse accadere in alcuni mesi. Come stanno affrontando questi momenti Italia e Grecia?

Le attuali difficoltà della Grecia

Proprio in queste ore si susseguono le fasi decisive per sbloccare la situazione greca. Il Presidente Alexis Tsipras tenta un arduo compromesso tra le esigenze dei creditori e la linea del suo partito. Syriza è di fronte alla difficoltà di far digerire alla sinistra radicale l'ipotesi di un accordo che includa ulteriori elementi di austerità.

Il potere catartico delle crisi

Il politologo Francis Fukuyama esorta Italia e Grecia a cogliere il momento difficile per cambiare, abbandonando la direzione delle clientele per quella del merito. Dai discorsi della gente, siamo a cavallo: siamo tutti d'accordo con le teorie dello studioso. Cresce l'insofferenza, e, con essa, il cosiddetto voto di protesta, e quindi traballano gli establishment dei partiti tradizionali.

E' un risveglio. Già, ma di chi?

La meritocrazia (e la logica) tra i fondamenti dello sviluppo

Alla base di ogni giustizia c'è l'accettazione del fatto che siamo tutti diversi (uguali devono essere i diritti, ma poi i risultati dipendono da impegno e specificità dei singoli: non possiamo tagliare i piedi a una schiacciatrice perché le altre sono più basse).

C'è però un guaio per le schiacciatrici alte, che poi è lo stesso per i ricercatori, ed è che per loro natura sono una sparuta minoranza senza potere politico.

In teoria, trattasi di una minoranza forte: insomma, non sono i pochi con i capelli difficili da domare o con i piedi che tendono verso l'esterno. In pratica, però, è una minoranza debole, almeno se si trova in un Paese come l'Italia, dove la ricerca non è stata mai opportunamente valorizzata.

Succede, quindi, che i ricercatori si stancano di pagare per la colpa di essere ricercatori e se ne vanno: non c'è più chi costruisce il futuro, chi innova, chi inventa, chi scopre, e si rimane indietro; non ci sono più nuovi settori su cui puntare, nuove tecnologie, e la realtà diventa velocemente obsoleta.

Sarà forse responsabilità dei Governi che si sono succeduti e che nulla hanno mai fatto per evitare tutto questo?

Non è una tegola inaspettata caduta dall'alto. Le grandi professionalità che popolano il mondo politico avrebbero dovuto intuire senza troppo sforzo, che, dopotutto, 2+2=4.

La titubanza cronica

Prese in disparte, separatamente, le persone dicono tutte la stessa cosa. Il fatto è talmente lapalissiano, ormai, che ciascuno lamenta come la meritocrazia non sia la norma, bensì l'eccezione.

Troviamo sì cuochi che sfornano prelibatezze perché lo sanno fare, artisti che emergono da una lunga e dura gavetta, operatori del controllo qualità scelti appunto per quest'ultima, architetti "di prima generazione" che vivono dignitosamente senza che i loro genitori abbiano questuato voti a destra e manca.

Si può fare, sì, ma è molto più difficile che altrove, dove viene necessariamente la voglia di andare.

Probabilmente, alcuni Greci, lontani dai connazionali che percepivano stipendi per insegnare in aree prive di scuole, non saranno felici di patire altra eventuale austerità per colpa di questi ultimi.

Eppure, dopo essere giunti alla matura e autocritica conclusione che, in generale, la pessima politica rispecchia la pessima società, il passo successivo che continuerà ad accomunare molti sarà forse… confermare la tendenza imperante, concedendo il proprio voto a personaggi di dubbia moralità o a forze che per anni hanno amministrato il territorio in modo sfacciatamente distruttivo.

Chissà che fine hanno fatto i ricercatori greci degli scorsi anni, e quella che faranno i successivi a breve!