Ha debuttato alcuni giorni fa il nuovo sistema di rilevazione antidroga, pensato per individuare e sanzionare persone alla guida di veicoli sotto l'effetto di sostanze stupefacenti. Come riportato da tutti i maggiori organi di informazione, tre sere fa nel bergamasco sono partiti i controlli con il nuovo "pretest antidroga" che ha portato al ritiro di tre patenti ad altrettanti cittadini risultati positivi al controllo. Una situazione potenzialmente devastante per i milioni di italiani che, più o meno abitualmente, fanno uso di droghe illegali.
Questo perché, oltre ai rischi già derivanti dalla loro condizione "clandestina" in uno stato proibizionista, il pretest rischia di distruggere la vita a persone che, pur non trasportando nulla di illecito, possono essere considerate esse stesse come illegali.
Va ricordato che ogni organismo reagisce in maniera differente alla sollecitazione delle varie sostanze (tra le quali l'alcool che, benché legale, causa più decessi delle droghe) e questo test, come altri, indica sì la positività ma non la sicurezza che la droga sia stata assunta prima di mettersi alla guida, piuttosto che ore o giorni addietro. Inoltre, la natura stessa delle droghe rischia di rendere il pretest una sorta di strumento da caccia alla streghe per stanare i consumatori (a prescindere, non in flagrante) più che atto a prevenire le sempre deprecabili "stragi del sabato sera".
La ragione risiede nei lunghi tempi di smaltimento delle sostanze: per fare un esempio, i cannabinoidi restano nell'organismo dai tre ai trenta giorni circa (molto più tempo delle droghe pesanti) a seconda delle abitudini del consumatore più o meno abituale.
Tutte le sostanze, leggere o pesanti, hanno dunque tempi lunghi prima di scomparire da sangue e urine, ben più tardi che anche gli effetti siano svaniti. Stesso discorso per la saliva, più immediata e meno invasiva da analizzare ma che non può dimostrare una flagranza (come invece può fare un agente dotato di buon senso) così come non possono fare gli altri fluidi corporei o i capelli, notoriamente anch'essi analizzabili.
Ciò dovrebbe quanto meno indurre a diffidare da test non sempre attendibili ma dagli effetti comunque gravi.
Ad esempio potrà verosimilmente capitare che uno stimato professionista, piuttosto che uno studente brillante, ovvero persone normalissime che magari hanno fumato uno spinello, in compagnia o da soli per rilassarsi anche un paio di sere prima, possano perdere la patente e finire in guai giudiziari, oltre che vedere la loro reputazione compromessa.
Questo anche se - freddi numeri a parte - non fossero per nulla alterati al momento del fermo, né in possesso di sostanze vietate. Idem per il fumo passivo di cannabis, anch'esso "pericoloso" a questo punto.
Così come nessuna attenuante (test alla mano) avrebbe chi, magari rientrato da Amsterdam, si ritrovasse alle prese col nuovo test a distanza di qualche giorno da un tour nei celebri coffee shop. Un test antidroga che in pochi minuti può distruggere intere esistenze, un po'come quando, per tentare di sconfiggere il doping alle Olimpiadi di Torino del 2006, fu partorita la Fini-Giovanardi che, benché incostituzionale, ha generato trenta mila detenuti e innumerevoli processi oltre a infinite tragedie umane e perfino qualche morto.