La controffensiva del Capitale - In un saggio di qualche anno addietro, il sociologo Luciano Gallino ("La lotta di classe dopo la lotta di classe") ha spiegato come la lotta di classe sia ancora attuale e non invece, come molti vogliono credere e far credere, un arrugginito reperto da consegnare agli archivi della Storia. A differenza dal passato, tuttavia, la ripresa virulenta di questa lotta si deve all'iniziativa delle classi dominanti che, sostenute da grandi dispiegamenti teorici, accademici e mediatici, da più di un trentennio stanno con successo aggredendo le conquiste e i modelli sociali che l'irruzione delle masse nella storia del novecento aveva consentito di guadagnare.

Necessitata dall'esaurimento tendenziale dei margini riformisti nel mondo della competizione globalizzata, la riscossa del Capitale, che in Reagan e la Tatcher aveva trovato i suoi primi alfieri politici, si sta oggi dispiegando nei paesi periferici d'Europa attraverso l'imposizione delle cosiddette Riforme di struttura (in Italia, Job Act, Riforme Istituzionali, Pensioni, La Buona Scuola, ecc.).

Riforme che, più correttamente inquadrabili sotto la categoria della Restaurazione, puntano a scardinare e ristrutturare il modello politico, sociale ed economico ereditato dalle lotte del Novecento, per renderlo funzionale alle esigenze competitive del Capitale e della Finanza Globale e svincolarlo dai residui lacci e i lacciuoli della "società" (che, infatti, per la Tatcher "non esisteva").

La missione di Renzi e la "Buona Scuola"

Nel nostro Paese la missione di realizzare quelle riforme è stata da ultimo affidata a Renzi, non solo per le indiscutibili qualità populiste e demagogiche del grande Rottamatore ma, ancor di più, perché, per dirla con Alberto Bagnai (Il Tramonto dell'Eurro), alle classi dominanti, nazionali ed europee, conviene che la macelleria sociale sia fatta dal macellaio con il grembiule rosso che meglio nasconde gli schizzi di sangue.

A ben vedere perciò, l'opposizione alla "Buona Scuola" di Renzi è, almeno oggettivamente, parte della resistenza sociale contro quella particolare declinazione "di classe" delle politiche mondiali ed europee, esattamente perché "di classe" è l'idea di Scuola ricompresa nel progetto governativo.

Gli indicatori in questo senso sono vari e molteplici.

Attraverso il combinato disposto del preside-padrone, dei finanziamenti privati e dell'alternanza scuola-lavoro, la Contro Riforma della scuola si sbarazza della libertà d'insegnamento, quindi della formazione del cittadino consapevole e ragionante, per sostituirla con la formazione del nuovo schiavo-precario, capace di fare ma non di pensare liberamente, di eseguire ordini e tecnicità ma non di confrontarsi criticamente con l'unica cultura che gli sarà proposta.

Attraverso la "Buona Scuola" il Capitale riafferma dunque la sua egemonia culturale ed economica, certifica la morte delle (altre) ideologie mentre assolutizza la propria, forma i suoi fidati quadri dirigenti e educa al precariato e allo sfruttamento i futuri (forse) lavoratori.

La risposta sociale

Se il passaggio dalla scuola democratica alla scuola aziendale è parte integrante della "lotta di classe" ed ennesimo attacco al compromesso sociale codificato nella Costituzione, la risposta del mondo della scuola non può essere che "di classe", non può non coinvolgere nella lotta comune quella larga parte di società che oggi sta subendo gli effetti delle politiche restauratrici.