Gli attuali uomini politici sono delle vere e proprie “meteore”. Essi non verranno certo ricordati con facilità, anzi, tendenzialmente, cercheremo al più presto di cancellarli dalla nostra mente, diversamente da quanto accaduto con la Prima Repubblica. A guardare oggi lo stato della politica, con la “p” minuscola, ci si rende conto che i maggiori esponenti della classe politica attuale non possiedono neanche un capello dei loro predecessori e non rappresentano certo un esempio da imitare. Possiamo solo definirli “dilettanti allo sbaraglio” come lo slogan di una nota trasmissione televisiva degli anni '90.
Il loro motto? “Incapaci di farsi ricordare per la loro verve politica ma pronti a legarsi alla poltrona al fine di trarre solo benefici economici, fino all’ultimo giorno di legislatura”. Forse pensando, in vista di un futuro peggiore, di cumulare denaro quanto più possibile, per trascorrere nel migliore dei modi una pensione tranquilla e sicura.
Il leader
Il leader di oggi fonda il suo carismanon sul consenso ma sul potere economico e finanziario, suo o dei suoi finanziatori. Oggi lo stesso principio dei consensi si è praticamente ribaltato. I partiti politici sono, al contrario della Prima Repubblica, l’emblema e la bandiera del personaggio politico di turno. Tutto fumo e niente politica. Il “Cetto la Qualunque” di Antonio Albanese forse incarna questa figura con estrema veridicità.
Requisiti e "qualità" che oggi deve avere un leader
Le “qualità” che il leader contemporaneo deve possedere, possono così riassumersi: non eletto direttamente dal popolo italiano attraverso delle regolari elezioni politiche, ricco e di buona famiglia, con molte amicizie nell'alta finanza e nel business dell’alimentazione (buoni finanziatori, insomma, per le future campagne elettorali), attorniato da belle donne, giovani e laureate, con almeno un master alle spalle e aspiranti ministre.
Il provetto leader dovrebbe essere capace di stringere rapporti di ferro con personaggi non molto avvezzi all’istruzione, ma forti dal punto di vista elettorale, possibilmente in odore di mafia o camorra. Ma la cosa che non deve mancare, al suddetto leader politico, è simpatizzare con i “vecchi” despoti e dittatori e, più di tutto, disposto a scendere a compromessi anche con il nemico, quello che fino a poco tempo fa si è combattuto e si è criticato.
Tutto questo rappresenta il modello di personaggio politico da imitare. Lui ostenta quello che in gergo viene definito “brand”, cioè il proprio marchio di fabbrica: atteggiamento spocchioso, arroganza, indifferenza verso le persone che lo hanno preceduto, delazione verso personaggi che lo criticano e molta ma molta “diplomazia”, memore, probabilmente, di un passato di militanza democristiana.
Le correnti
Una volta divenuto leader, presto, a questo personaggio si associa un folto gruppo di proseliti, i quali sono disposti a tutto pur di vedersi insignire di un titolo o di una poltrona. Cosa ancora più sconcertante è l’aumento esponenziale delle cosiddette “correnti”. Un fiume in piena. Le varie “correnti politiche” nascono come funghi all’interno dei movimenti e dei partiti, rappresentando spesso quei fenomeni strani e “blasfemi” che permettono ai Governi di determinare sconvolgimenti politici nell’intera società italiana.
Pensiamo, per esempio, alla recente approvazione della riforma della Scuola a colpi di maggioranza, con i voti, sottobanco e annunciati successivamente da Verdini. Questo continuo e vorticoso cambio di maglia, sta esasperando gli italiani e determina, come conseguenza, una ingovernabilità dilagante, tutto a discapito dell’unico perdente: il popolo italiano. Per ricordare un altro slogan presente in molte tabaccherie italiane, si potrebbe dire: “Ti piace vincere facile?” Questa è la domanda che noi, popolo degli elettori, dovremmo rivolgere ai politici attuali. La risposta sarebbe scontata.