Arrivano a frotte, soprattutto qui a Milano, città nota per la sua accoglienza. Dall'ottobre 2013 sono transitati circa 74mila immigrati: di questi, 15.600 sono bambini e adolescenti. Dove li mandiamo questi poveri naufraghi in cerca di sostegno, oltre che di una decorosa collocazione? Ormai la città straripa di persone provenienti da paesi in cui un futuro non esiste, dove guerra e fame spingono la gente a una fuga disperata e pericolosa a bordo di barconi stracolmi fino all'inverosimile. Molti sono costretti a delinquere per sopravvivere, o a chiedere l'elemosina a ogni angolo di strada.

I centri d'accoglienza non sono sufficienti per dare ospitalità a tutti, e per molti dormire sulle panchine dei parchi o sotto i cavalcavia è l'unica soluzione. Milano sta facendo molto: accoglie, sostiene, cerca di arginare i problemi, ma non basta purtroppo.

Impossibile tenere sotto controllo un esodo che ha raggiunto ormai proporzioni bibliche

A volte, lasciandoci trascinare dalla fantasia, immaginiamo che se ognuno prendesse in carico un immigrato, forse potrebbe finalmente dimostrare la nostra tanto sbandierata solidarietà. Ma poi riflettiamo: quanti sarebbero disposti a fare un gesto così generoso? Pochi, purtoppo. E non solo per egoismo, ma anche per paura, per problemi economici, per ignoranza, e altri motivi che rendono questo pensiero solo un sogno a occhi aperti.

E così la nostra fantasia arriva ancora oltre, nel tentativo di trovare una soluzione decorosa e accettabile per tutti, anche se difficile da comprendere. Abbiamo letto per esempio di certi paesini antichi, sparsi in giro per lo stivale, completamente e desolatamente abbandonati: i "Borghi fantasma". Casolari, rustici, appartamenti lasciati all'incuria da proprietari che vivono lontano di cui si disinteressano da tempo, immersi in campagne incolte.

Quanti volenterosi immigrati, invece che dormire per strada o fare la fila per un pasto decente, preferirebbero avere un tetto sulla testa? Potrebbero perfino - e qui sconfiniamo nella fantascienza - tornare a coltivare quei campi e mettere in vendita i prodotti raccolti, rimettere in sesto le vecchie case, ridipingere tetti, muri e finestre, sistemare tegole pericolanti e così via...

Immaginiamo per un momento un luogo simile rimesso a nuovo

Strade e vicoli rallegrati dalle voci dei bimbi, indumenti stesi al sole ad asciugare, uomini e donne intenti a lavorare e ripopolare luoghi altrimenti dimenticati. Qualcuno potrebbe obbiettare che sarebbe come creare un ghetto, o che il quadretto dipinto sa di muffa. Ma non siamo forse noi che ci lamentiamo dei nostri giovani, a cui l'agricoltura non interessa affatto? Non siamo in tanti a sentirci quasi soffocare dalla tecnologia esasperata, dalla mancanza di valori, di antichi sapori ? Perchè dunque non affidare a loro questi luoghi? Certo, non possiamo fare e decidere tutto da soli: lo stato dovrebbe contribuire in qualche modo. Accoglierli è quel che tutti sembrano volere, questo potrebbe essere un modo per dimostrarlo: dare loro una casa, forse anche un lavoro legato all'agricoltura, e un dignitoso futuro per i loro figli. Come noi lo vogliamo per i nostri.