Domenica 1 novembre è giorno di elezioni in Turchia. Il vincitore, senza colpi di scena, è Recep Tayyip Erdogan. Ma se Stati Uniti, Russia e Ue tanto tengono a cuore il benessere della democrazia in tutto il mondo, per quale motivo non solo non condannano, bensì collaborano con l’attuale e riconfermato presidente (dittatore) turco?
Le elezioni parlamentari sono state convocate in Turchia dopo il voto avvenuto nel mese di giugno che non è riuscito a produrre un governo stabile o quantomeno non abbastanza assolutista per i gusti dispotici di Erdogan.Quattro erano i partiti che avevano superato la soglia del 10% nelle elezioni di giugno, con il Partito Giustizia e Sviluppo (AKP) che aveva conseguentemente perso nove punti percentuali non riuscendo a ottenere la maggioranza per la prima volta in 13 anni.
La posizione di Ue e Stati Uniti
Ora non si capisce, e in effetti torna difficile capacitarsene, come Ue e Stati Uniti stiano facendo di tutto per far crollare il regime di Bashar al Assad in Siria, e come invece nessun governo internazionale condanni apertamente il governo di Erdogan.
Di motivi per isolare o punire la Turchia ce ne sono molti rispetto a quelli che stanno invece muovendo le forze occidentali per combattere il regime siriano, legittimo, di Assad. Siamo stati testimoni di molteplici attentati che troppo tornano utili al presidente Erdogan per non far pensare ad un assassino disposto a tutto pur di ingraziarsi la fascia più nazionalista del popolo. Due i più recenti. Il primo avvenuto a luglio a Suruc, una città al confine siriano teatro delle battaglie del coraggioso popolo curdo contro le milizie dello Stato Islamico (IS, prima noto come ISIS/ISIL).
Il secondo a ottobre nella città di Ankara, dove più di 100 persone – appartenenti prevalentemente al partito filo curdo HDP – sono morte dopo un attentato suicida.
Regime totalitario o sistema democratico?
Oltre agli attentati sopracitati – avvenuti casualmente in un momento nel quale Erdogan aveva grande bisogno di spaventare il suo popolo per convincerlo a votarlo - in questi giorni sono arrivate notizie e immagini delle emittenti televisive chiuse con la forza dalla polizia che ha interrotto le trasmissioni, alcune addirittura in diretta, perché in contrasto con il governo.
Solo un vero dittatore ordinerebbe tali incursioni. Quando si vedono immagini forti, come quelle arrivate grazie ai social network, di una polizia brutale nei confronti del popolo che dovrebbe proteggere invece che sottomettere, è giusto che nel 2015 si sia infuriati nei confronti di un governo che ha tratti più simili ad un regime totalitario che ad un sistema democratico.
Ma niente, nessun commento. Eppure di precedenti per screditare il governo Erdogan ce ne sono stati. Quando la Turchia bloccò il flusso delle armi occidentali dirette al popolo curdo, ultimo bastione nella lotta contro lo Stato Islamico (IS), quando invece che bombardare le milizie Daesh la Turchia attaccò, come continua a fare tutt’ora, il PKK, ecco, dove era l’occidente, il fantomatico guardiano della giustizia? Ma la verità è che il governo turco torna comodo un po’ a tutti, quindi perché sostenere una minoranza considerata strategicamente inutile come quella curda? Da una parte gli Usa hanno bisogno della Turchia per le missioni aeree in Medio Oriente: da pochi mesi Ankara ha concesso al governo a stelle e striscie la base aerea di Incirlik.
Dall’altra l’Unione Europea ha bisogno della Turchia per arginare il fenomeno del flusso migratorio che la sta soffocando, e quindi collabora e scende a compromessi con uno stato che di fatto è la porta d’ingresso tra due soglie: Medio Oriente e Occidente.
Le ultimenotizie segnalano chela polizia turca ha fatto uso di violenza e lanciato gas lacrimogeni contro il popolo sceso in piazza per lamentarsi dell’esito delle elezioni.Siamo sicuri che il regime di Assad fosse ancora più violento e che quindi necessitasse di essere deposto con estrema urgenza?