Dal 10 al 12 ottobre, gli esperti della SIMI (società italiana di medicina interna) si sono riuniti a Roma per il 116esimo Congresso Nazionale. Nel corso della riunione sono emersi dati piuttosto interessanti, riguardo all'eventuale rapporto empatico che in alcuni casi si crea con il paziente: sembra infatti che si riduca di ben quattro volte il rischio di ricoveri e aumenti la probabilità di tenere sotto controllo malattie croniche del 34 - 40%, riducendo lo stress causato dagli esami clinici e il pericolo di complicanze. Purtroppo sono pochi i medici che ascoltano davvero i bisogni dei malati.
Solo il 22% riesce a instaurare un rapportoempatico con il paziente.
Per esempio, il tempo di una visita dura in media 9 minuti; ma il dottore, con lo sguardo incollato al pc (creando disagio), già dopo 20 secondi interrompe il suo racconto con continue domande. Impossibile, per l'assistito, riuscire a spiegare in modo approfondito tutto ciò che aveva in mente di dire. 'La SIMI - annuncia il presidente Franco Perticone - ha quindi proposto di inserire un modulo di scienze umane nel percorso di laurea in medicina e chirurgia, da sviluppare a più riprese nell'arco dei sei anni. Attraverso seminari, esperienze dirette in ambulatori e reparti, didattica teorico - pratica a piccoli gruppi, si potranno approfondire temi come bioetica o psicologia clinica'.
L'empatia è dunque una dote che si può sviluppare? Oppure è innata? Il tema è controverso, eppure molte persone sembra che abbiano la strana capacità di 'indossare' la pelle dell'altro, fino a immedesimarsi completamente in ogni loro sensazione. Un medico empatico certamente potrebbe migliorare le sue prestazioni, comprendere in modo più completo il paziente, capire i suoi timori e rassicurarlo quando necessario.
Ma cos'è l'empatia? E' quella cosa che, dopo un incontro con qualcuno, inspiegabilmente cambia la vita o il modo che si è avuto fino a un certo momento di concepirla: una sorta di magia, sensazione di benessere, familiarità non spiegabile razionalmente. E' vedere se stessi negli occhi di un altro individuo, saper leggere tra le righe della sua anima anche quando tace, assorbire la sua gioia, la paura, il dolore, o qualsiasi altro sentimento si agiti nel suo cuore.
E' 'riconoscere' una sconosciuta come preziosissima amica, dopo aver scambiato con lei giusto due parole; è provare una tenerezza tutta speciale per un bambino; è il medico che sa cogliere le paure, le fragilità, i pudori del paziente all'istante, e proprio per questo motivo riesce a rassicurarlo subito con la giusta cura, senza perdere tempo attorno al problema o spedirlo a fare prelievi ed esami prolungando i suoi timori. E' il superiore che vede in un giovane doti che non sa neanche di avere, e le fa evolvere rispetto ad altre. L'empatia è qualcosa di profondo, ancestrale, che appartiene a entrambi e si riconosce nell’altro.
Alcuni credono al karma, cioè dei legami vissuti in esistenze precedenti
Legami tormentati, non risolti e rimasti in sospeso. Secondo loro, gli incontri con le anime 'riconosciute' tra tante servono a risolvere, riparare, perdonare, farsi perdonare, ricevere l'aiuto che occorre in un preciso momento dell'esistenza, aiutare. Chissà se funziona veramente così, ma è comunque vero che sono sensazioni inspiegabili: è come andare altrove, in un luogo stranamente familiare ma mai visto prima, per poi tornare alla vita quotidiana stralunati e smarriti, tanto sono sconvolgenti. Alcuni incontri hanno breve durata, ma determinano forme di attaccamento spirituali così forti da rendere devastante il momento dell’eventuale, necessario distacco.