La vicenda di Luigino D'Angelo il pensionato 68enne di Civitavecchia suicidatosi dopo aver visto i propri risparmi azzerati in seguito al decreto salva banche,nella sua tragicità può essere esemplificare alcuni aspetti della vita in questo paese ai tempi della seconda repubblica.

Luigino D’Angelo muore in uno dei periodi più bui di questo “secondo dopoguerra”, nel mezzo di una crisi economica di devastante impatto sulle nuove generazioni, e come possiamo vedere un po’ su tutte le generazioni.Vivere in questo periodo, come in una sorta di catastrofe, potrebbe essere ormaiutilizzato come alibi per molti di noi: “Dov’eri nei tuoi anni migliori?

Ero nella Seconda Repubblica”

Provo imbarazzo nel parlare di malgoverno in riferimento all’esempio di Luigino D’Angelo, ma purtroppo è uno dei tanti dolorosi aspetti in cui può essere vista questa storia.

Il nostro sistema bancario è solido, è più solido oggettivamente di quello tedesco

Il nostro premier, dopo il fallimento di quattro banche, più o meno regionali (nel nostro paese le regioni sono 20) afferma, che “il nostro sistema bancario è solido, è più solido oggettivamente di quello tedesco.”

Al di là del quasi calcistico paragone con la Germania, l’aggettivo solido è qui malamente speso: un cubo di ghiaccio è sostanzialmente solido, ma già a una primaverile temperatura si liquefa.Una sedia può essere solida e al tempo stesso tarlata dal di dentro.Un edificio può essere solido, ma minato alle sue fondamenta.

Più di 130.000 risparmiatori italiani

Quello che è successo a più di 130.000 risparmiatori italiani (sono difatti decine di migliaia i risparmiatori colpiti dal decreto), non può essere descritto in termini di solidità, occorre troppa baldanza a mio avviso, qualcosa di irriguardoso e inaspettatamente non umano.

La definizione salva banche coniata dai nostri rappresentanti ha, se stiamo bene attenti, un qualcosa di eroico in se, ma all’indomani della morte di Luigino D’Angelo, ignorata finché si è potuto, stride contro la realtà di un sistema che ha consentito di depredare migliaia di risparmiatori, molti di loro anziani ora dipinti come soggetti ad alto profilo di rischio, per aver investito sulla presunta solidità della Banca delle Marche, della Banca dell’Etruria, della Cassa di Risparmio di Chieti, della Cassa di Risparmio di Ferrara.

Luigino d’Angelo non ha retto il peso di tanto disfacimento. Nel sistema predatore-preda non molto dissimile dalla società in cui viviamo, Luigino si è scoperto brutalmente e all’improvviso “preda”, e il suo gesto è stato un ultimo gesto di ribellione, un gesto per non sottomettersi infine, al solido calcagno che lo stava, nel silenzioso mormorio generale, schiacciando.