Una giornata strana quella del 24 Febbraio 2016 per il popolo di internet e, soprattutto, dei Social Network.Due eventi virali hanno coinvolto le pagine Facebook più svariate, di portata nazionale e non, catalizzando l'attenzione del web per oltre 24 ore.Il primo è stato indiscutibilmente l'entrata in scena delle "Reactions".
Cosa sono le "reactions"?
Dopo almeno un anno di indiscrezioni, sulla possibilità che il tasto "Like" di Facebook cambiasse, le acque si sono definitivamente smosse: ora, oltre a cliccare "Mi piace"su un contenuto, è possibile esprimere alcune "emozioni" attraverso dei pulsanti che compaiono automaticamente quando il mouse scorre sul tasto e, in particolare: Like - Love - Haha - Wow - Sad - Angry.
Era previsto anche "Yay", che si vedenell'immagine qui sopra, ma durante la sperimentazione, durata un anno, basata sullo studio delle reazioni più comuni ai post e sulla "reazione alle reazioni" degli utenti,è statascartata perché, "non era interamente compresa o usata a livello globale".
Al 12° compleanno della piattaforma più social che c'è, quindi, il cambiamento è stato epocale, "strano" e forse anche un po' scomodo per qualcuno.
La comparsa di tutte quelle emoticon, infatti, ha creato un po' di confusione all'inizio tra gli utenti Facebook che non l'hanno, subito, presa benissimo.
A 24 ore dal rilascio le cose vanno già meglio, e si comincia a "fare l'occhio" a quel caos colorato che si vede sotto ad ogni post: un raggruppamento, per numero, di tutte le "emozioni" suscitate nel pubblico social.
Le "reactions" sono state la risposta al "Dis-Like" che qualcuno voleva, senza compiacerla del tutto. Questo perchè si temeva una divisione troppo netta tra "positivo e negativo" che avrebbe potuto creare dissapori e problemi; motivo per il quale è stato scelto di intervenire in maniera più morbida ma definita allo stesso modo.
Petaloso
L'altro evento che ha smosso decisamente le acque dei social (e non solo) è stato quello che ha riguardato una maestra ed il suo piccolo alunno. La storia si è letta un po' ovunque: il ragazzino ha scritto sul quaderno la parola "petaloso" e la sua maestra, intenerita da quel termine, ha proposto all'Accademia della Crusca di inserirlo tra i termini esatti della lingua italiana.
L'Accademia ha risposto dicendo che il termine era "ben creato" ma non di utilizzo pubblico, per cui non c'erano le basi totali per poterlo inserire, in quel momento, nei vocabolari.
A quel punto allora è partita una campagna con l'hashtag #Petaloso, che ha coinvolto persone comuni e meno comuni, pagine di società di portata nazionale e internazionale (da Mulino Bianco a Comingsoon Italia, passando addirittura per Renzi ed altri) per rendere il termine usato, famoso e "reale".Ad ogginon si sa bene cosa succederà, ma di certo i meme (di cui uno è protagonista dell'articolo, riassumendo in toto la giornata di ieri) e gli sfottò creati in queste 24 ore parlano chiaro. Addirittura c'è stato chi ha creato eventi facebook per mandare nuovi termini in approvazione all'Accademia della Crusca, su base ironica ma anche seria.
Questo per ricordare che gli errori dei bambini sono talvolta davvero teneri e dolcissimi, ma è opportuno comunque correggerli e non"fomentarli", generando poi reazioni a catena piuttosto (im)prevedibili. Cosa accadrebbe se per ogni errore "carino" una maestra contattasse l'ente relativo?