La visione di questo film mi ha suscitato delle piccole domande, una volta finita la pellicola: possibile che agli Oscar ci si accontenti sempre? La storia è bella e ben scritta e gli attori sono di alto calibro, ma basta questo per essere considerato "Il miglior film dell'anno"? Dov'è tutto il resto che decreta la vera bellezza di un film?

Essere basilari paga

Ho sentito parlare benissimo di questo film fin da quando è stato annunciato e fin da quando è uscito nelle nostre sale, lo scorso giovedì 18 febbraio. Io mi sono incuriosito per la pellicola non per il regista, che non conosco, Tom McCarthy, e anche perché nel cast è presente Michael Keaton,divo di Hollywood di cui mi innamoraisin dai tempi di"Beetlejuice":rimasto in sordina per un po', l'attore è ritornato alla ribalta grazie al film di Iñárritu, "Birdman"(2014).

Il film è bello, certo, e riesce ad incollarti allo schermo grazie alla sua scrittura ineccepibile e alla prova attoriale molto alta, soprattutto da parte dello stesso Keaton e di un buon Mark Ruffalo. La vera domanda è: la regia e la fotografiadove sono? Anche in questo caso, non parliamo di un film che ha errori grammaticali basilari, ma semplicemente di una pellicola girata con una direzione operaia e basilare, altrettanto quanto la fotografia. L'unico momento in cui sono rimasto colpito è stato un campo lungo a metà film, per il resto non c'è null'altro che ti faccia "piacere semplicemente guardare". Qui nascono le mie domande: davvero basta una storia intrigante e accattivante per far brillare gli occhi alla giuria degli Oscar?

Per candidare una pellicola in una categoria importante come quella di "miglior film", non dovrebbero essere compresi anche altri fattori sopra citati?

L'Academy ha sempre subito il fascino dei film di denuncia e di quelli che mettono in scena delle realtà difficili o appartenenti ai momenti bui della storia americana, e questo film ne è una nuova conferma.

Come ho sempre detto, bisogna cercare di andare ben oltre la superficie, qualsiasi cosa si tratti, e questo lavoro cinematografico è un palese esempio di superficialità dettata dalla frase "Che bella storia, film bellissimo!". Sì, la storia è valida ed è scritta bene, quindi?

Abbiamo un regista capace di farci vedere come si utilizza una videocamera in modo talmente eccelso da avere la sua creatura nell'Olimpo dei film migliori della storia?

Io non sono proprio di questo parere. Sarà che non riesco ad accontentarmi, in questo campo, sarà che sono un "feticista" dell'immginea discapito della sceneggiatura, ma questo film di Oscar non ha proprio nulla. "Namasté" e buon Cinema a tutti.