Esteti e pragmatici. Scettici e fanatici. Corre l’anno 2016, e il nostro "slacciatissimo" Stivale è popolato da filosofi del calcio. Archiviato il primo turno degli Europei, i freddi numeri sposano la teoria dei corsi e ricorsi storici e la avvalorano. Tenendo d’occhio l’ultimo ventennio, il quadro attuale acquista luce e senso.

Nel gruppo A la Francia ha sconfitto di misura la Romania. È la quarta volta che la partita di apertura si conclude per 2-1. Un rito avviato proprio a Saint-Denis nel lontano 1998 dal Brasile. Statisticamente, il torneo dei cugini transalpini non è iniziato sotto i migliori auspici.

Il gol siglato da Payet in zona Cesarini ha coperto in maniera parziale le lacune di una Francia che non è la stessa di Deschamps giocatore. Il risultato esatto più ricorrente sinora è stato l’1-0. Con questo punteggio, la Svizzera ha avuto la meglio sull’Albania, sfruttando il colpo di testa di un difensore e punendo la disattenzione di un portiere. Ambedue sono stati i leitmotiv di questa prima fase della competizione.

Nel girone B, l’Inghilterra non ha saputo difendere il vantaggio ottenuto con Dier su punizione. Vietato stupirsi, è successo già 5 volte dal 1996. Gli inglesi pagano il dazio della stanchezza, dovuta forse alla troppa foga agonistica. Non si spiega altrimenti come possano subire certe rimonte, spesso fatali per le loro ambizioni.

Meglio l’adiacente Galles, cinico contro la Slovacchia. Il "fattore Bale" – uno dei pochi eccellenti tiratori da fuori area – ha pesato. Abbiamo notato che in questa prima fase gli allenatori tendono ad arretrare quanti più elementi possibile, a favore di chi sa scavalcare il problema con un tiro dalla distanza o un cross preciso.

La Germania guida col minimo sforzo il gruppo C. Come in altre 3 occasioni ha debuttato vincendo per 2-0. La sensazione è che i tedeschi, campioni del Mondo, siano i favoriti per la vittoria finale. Hanno tempo per ritrovare il gioco che è mancato contro l’Ucraina, arresasi dinanzi al muro Neuer. Sufficienza stringata alla Polonia, che ha mandato in gol Milik, rendendo decisivo un giovane.

Una vera rarità.

Il D è il cosiddetto girone di ferro. La Spagna non ha brillato, è vero. Tuttavia, in tanti credono che il trofeo resterà per altri 4 anni nella bacheca di Iniesta e compagni, trionfatori al termine delle ultime edizioni continentali (2008, 2012). Le "Furie Rosse", storicamente, tendono a partire in sordina. Da segnalare, per la Croazia, il record di Modric: a 8 anni dal rigore che trasformò contro l’Austria, è stato in grado di mettere la propria firma alla prima occasione utile contro l’ostica Turchia. Che sia l’anno buono per i talentuosi croati? Con l’Italia sono coloro che hanno espresso il miglior calcio.

Ed arriviamo al gruppo E. Forse non tutti ricordano che gli azzurri sono maestri nel segnare due reti in avvio di competizione.

In 20 anni ci sono riusciti per ben 8 volte! È successo anche nel fatidico 2006. Con la formula a 24 squadre, si può dire seriamente ipotecato il passaggio agli ottavi di finale. Svezia e Irlanda si sono annichilite a vicenda, confezionando il secondo pareggio, in ordine cronologico, della kermesse francese.

Anche Portogallo-Islanda si è chiusa sull'1-1. Il possesso palla della compagine lusitana si è rivelato meno efficace del previsto. Sia il gol di Nani che quello di Bjarnason sono nati da passaggi lunghi indirizzati dalla fascia destra, nettamente più prolifica della sinistra, come si è visto nell’arco delle prime 12 sfide. Per ultima abbiamo lasciato l’Ungheria, tornata sulla scena internazionale dopo 30 anni.

I magiari si sono imposti nel "derby" con l’Austria, infliggendole un secco 2-0. Splendida l’azione in tandem che ha sbloccato l’impasse: l’ungherese Szalai, supportato da Kleinheisler, è riuscito in un’impresa. Tenere il pallone a terra, incunearsi per vie centrali giocandolo di prima, ed infilare con rapidità il portiere. In barba alla decantata quantità.