Durante la processione di S. Giovanni Evangelista del 31 maggio scorso, a Corleone, è stato reso omaggio alla casa di Ninetta Bagarella, moglie di Totò Riina, con un gesto noto nel mondo ecclesiastico col termine di “inchino”. Si tratta di una breve sosta all’insaputa (parrebbe) della Curia e delle alte cariche della Chiesa.Il parroco che guidava il fiume di fedeli verso la chiesa,Domenico Mancuso, dovrà rispondere all’indagine avviata dai suoi superiori e consegnare una relazione dettagliata su quanto accaduto. Mancuso sosterrebbe che il tragitto della processione è rimasto invariato rispetto al programma, eppure centinaia di partecipanti possono sostenere il contrario.

E non è la prima volta

Si tratterebbe dell’ennesimo episodio di “inchino”, dimostrazione dell’infiltrazione mafiosa in rami indefiniti dello Stato e della Chiesa, soprattutto al sud. Infatti non è la prima volta che il potere delle mafie riesce a deviare il corso di una processione nonostante il controllo delle forze dell’ordine e delle istituzioni. Ricordiamo ad esempio il caso di San Matteo a Salerno, città di Vincenzo De Luca, in onore delle vittime di un noto clan locale, o la processione di San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania, sempre nel 2014, durante la quale è successo lo stesso, in omaggio stavolta a un boss detenuto nel 41 bis. Ilministero dell’Interno ha avviato un’ispezione.

L’onorevole Angelino Alfano dovrà occuparsi di questo e di altri casi eclatanti di corruzione mafiosa.

Deve fare uno strano effetto seguire il santo del propriopaese con la speranza che assolva dai peccati e ritrovarsiinvece davanti alla casa di un boss, ad assistere a un gesto pagato dalla sua famiglia a un ecclesiastico corrotto.

In Italia, tuttavia, ci sono comportamenti come questo tollerati e radicati nella cultura dei cittadini anche in maniera inconsapevole. Quando un fedele segue una processione non può sapere che tra gli organizzatori ci sono persone che hanno contatti diretti con le mafie, né che le case davanti alle quali ci si ferma sono quelle dei boss. La fede è cieca, si suol dire, ma in alcuni casi la Chiesa ci vede fin troppo bene.