Strano destino, quello dell’Europa. Racchiusa fra i quattro confini naturali (Oceano Artico a Nord, Atlantico ad Ovest, Mediterraneo a Sud e Generale Inverno ad Est), vi è una tra le più alte concentrazioni di ricchezza culturale, demografica e materiale che vi siano sul pianeta, incapace tuttavia di ritagliarsi in esso un ruolo diverso da quello di comprimario.

E dire che si sono giocate molte partite a carte sul tavolo europeo, dal secondo dopoguerra in poi. Almeno, fin quando al tavolo erano seduti entrambi i grandi mazzieri; alzatesi la falce e il martello, le stelle e strisce sono rimaste accomodate, imbastendo una lunga partita a solitario in attesa di un contendente con il quale giocarsi le carte rimaste nel mazzo.

Scivolando, nella ricerca, un poco più a sud, un poco più a est.

Così il tavolo è rimasto scoperto. Gettata via la tovaglia da guerra ormai fin troppo fredda, si è provato a sfoggiare con entusiasmo la versione europeista degli anni ’90. Un bel colore blu, tante stelle, un Parlamento in più, qualche moneta in meno. Fatto. E poi? Le carte se le erano già portate via e la tovaglia sfoggiava solamente un vuoto abbagliante.

Vuoto all’interno del quale venivano risucchiati i “piccoli” (di statura etica, e spesso anche geometrica) giocatori d’azzardo che bazzicavano poco fuori dal locale. Arafat, Gheddafie ora Erdoğan. Rifiutati al tavolo principale, si fa qualche soldo anche barando al bar di periferia.

Pecunia non olet. Si parlava latino anche lì, nella prima versione dell’Europa Unita.

Ad Oslo il primo, a Roma il secondo, hanno avuto il loro momento di redenzione di fronte agli occhi della Politica, mentre la Storia si girava dall’altra parte. Per il terzo, addirittura, non serve neppure farlo sedere al tavolo di Berlino: stia pure seduto, Sua Maestà il Sultano, glielo portiamo noi.

Currywürst istiyor musun, canim?

Le regole le fa chi porta la palla

Sin da bambini, i più grandi ce lo insegnavano, le regole le fa chi porta la palla; e al tavolo dei grandi, è lo stesso per chi ha le carte. E Recep le ha, e pure di buone. Centinaia di migliaia di carte, che può facilmente pescare da un abbondante mazzo a sud-est.

Sono le carte scartate al tavolo principale, che il giocatore scartato al tavolo principale ricicla fingendosi mazziere di fronte agli Europei.

E quando in mano hai il due di bastoni quando la briscola sono i denari, pare abbastanza chiaro chi offrirà da bere a fine partita.