Nel 1992 Pat Roberson dichiarò come il femminismo stava incoraggiando le donne a lasciare i loro mariti, uccidere i loro figli, praticare la stregoneria, distruggere il capitalismo e diventare lesbiche. Il commento del nostro televangelista è così estremo da sembrare quasi uno sketch di stand up comedy ma basta renderlo un attimo più politicamente corretto per farlo risultare spaventosamente attuale. Infatti decisamente troppo spesso, le critiche a cui una femminista deve rispondere non sono tanto riguardanti reali dibattiti teorici quanto affermazioni che esplicitano quanto ancora si sappia poco su cosa sia realmente il femminismo e del perché è così importante.

Abbiamo bisogno del femminismo

Spesso viene fatto passare il messaggio per cui il femminismo sia un movimento anacronistico e inutile ai giorni nostri, come se i suoi obiettivi si dovessero fermare al diritto di voto e all’ emancipazione della donna dal suo ruolo di casalinga degli anni ’50.

In realtà non abbiamo mai smesso di aver bisogno del femminismo e anzi, oggi più che mai è una necessità tanto per la donna come per l’uomo; certo oggi non parliamo direttamente di emancipazione politica, economica o lavorativa ma le questioni si sono spostate su argomenti che sono tutt’ora pilastri di un comune modo di pensare e categorizzare la società come la differenza tra sesso, genere e i ruoli in cui spesso siamo preclusi grazie ad essi.

Uomini e donne non sono trattati in modo uguale e questo sarà un dato di fatto fino a quando nessuno si sentirà in dovere di giudicare con volgari epiteti ragazze adolescenti perché semplicemente hanno la loro vita sessuale, quando nessun padre sarà considerato più inetto di una madre a crescere i figli e quando finalmente le maggiori testate giornalistiche italiane smetteranno di pubblicare infelici articoli su quanto siano corti certi shorts che alcune ragazze indossano durante l’estate.

Siamo stati socializzati a ruoli di genere e cresciuti in maniera diversa semplicemente per il tipo di genitali con cui siamo nati e questo sta limitando la nostra libertà di vivere in quanto non ci permette di scoprire e valorizzare le reali attitudini che ci differenziano da individuo a individuo. Quello che il movimento femminista si propone non è livellare tutti ad una linea comune ma lasciare che ogni persona possa convivere con le proprie differenze dagli altri nel modo più sereno possibile senza essere vittima di pregiudizi e esclusioni.

Femminismo non è una brutta parola

Essere femminista non è un insulto ma troppo spesso si vive una specie di avversione al termine ma non riuscire ad accettare che un movimento per la libertà di ognuno abbia una radice derivante dalla parola “femmina” per evidenti motivazioni storiche, forse è proprio la prova del fatto che di problemi la nostra società ne ha ancora diversi. Troppo spesso viene mossa la critica per cui sarebbe meglio definire il femminismo con il termine “egualitarismo” ma innanzitutto questo sarebbe come rilegare battaglie come quelle delle suffragette o fondamentali saggi e trattati come quelli di Harriet Taylor, John Stuart Mill o Virginia Woolf a qualcosa di diverso e lontano come se non fossero in realtà la base e il cuore di ciò che oggi è il femminismo.

Inoltre proprio per correttezza intellettuale bisognerebbe ricordare che egualitarismo è un termine prettamente di natura politico sociale e declinato poi in diverse forme che collidono spesso tra loro in termini economici e filosofici e che sarebbe dunque scorretto legarlo ad un movimento che parla in modo specifico di generi e non di qualsivoglia differenza che incorre nella nostra società.

Quindi siate femministi con la consapevolezza di cosa davvero vuol dire e non per vostra sorella, la vostra fidanzata o vostra madre, ma per voi stessi.