La giornata di sabato 24 settembre è da cerchiaresul calendario: è passatoun mese esatto dal terremotoche ha colpito il centro Italia. Numerosi sono i borghi che hanno subito danni e ferite, molti dei quali poco conosciuti. Quelli che di certo conoscete sono Amatrice e Accumoli nel Lazio, Pescara del Tronto ed Arquata nelle Marche. Domenica 25 settembre ad Amatrice è stata inaugurata una lapide nel giardino-parco giochi, voluta dell'esercito Italiano. Una semplice pietra con un tricolore che servirà a dare un luogo nel quale ricordare chi nella notte del 24 agosto ha perso la vita.
All'inaugurazione c'erano il sindaco di Amatrice sergio pirozzi, il vescovo di Rieti Domenico Pompili e una delegazione del comune di Rieti. Subito il monumento si è riempito di fiori.
Chiedi alla povere
Commemorare i morti è doveroso: ma è al futuro che bisogna guardare. Io conoscevo i luoghidi cui sto parlando e per prima ho pensato che il termine "futuro" non si adattasse più a loro. Erano piccoli borghi sparsi, perduti tra le montagne. I giovani piano piano se ne stavano andando, lasciando i vecchi al loro destino, alle loro case fatte di pietre. Da qualche tempo le cose stavano cambiando: molti cercavano di trovare nuova linfa vitale nel turismo, spesso contro ogni ragionevolezza e di certo senza alcun aiuto, ma con le loro sole forze.
In molti ci stavano riuscendo, Amatrice ne era l'esempio più luminoso. Ma il Terremoto ha spezzato molti fili che facevano parte di una ragnatela tessuta con fatica. Però, si sa che le ragnatele sono spesso assai più resistenti di quanto non sembri ad un primo sguardo.
Così continuo a guardarmiintorno: stamattina ho attraversato la Salaria, oggi quasi irreale nella confusione di mezzi che la percorrevano, mentre di solito era così quieta, quasi dimenticata, nella sua vetustà di strada romana.
Ho visto le rovine di Pescara del Tronto collassate sulla strada e le cicatrici sul pavimento stradale stesso. Cerco di capire cosa sta accadendo, e scoprola pagina Facebook di un gruppo di giovani di Arquata. Si chiama "Chiedi alla polvere", dal titolo di un romanzo di John Fante. Questi ragazzi vogliono testimoniare ciò che sta succedendo, e soprattutto hanno deciso di non abbandonare i luoghi che hanno cullato la loro infanzia proprio ora che ne hanno più bisogno.
Che il dramma possa diventare vita? Che questa frattura dolorosa possa servire a dare a chi prima era titubante lo slancio per lottare per un nuovo futuro? Da quello che vedo potrebbe essere così; ma i cittadini da soli possono mettere impegno e buona volontà. La vera spinta propulsiva potrebbe venire solo dalle istituzioni, che hanno davvero, come disse il sindaco Pirozzi al presidente della Repubblica Sergio Mattarella poche ore dopo il sisma, l'occasione di scrivere una gloriosa pagina della storia italiana.Sta solo a noi decidere cosa verrà scritto nel capitolo finale di questa (per ora) triste storia.