Al casello di Rondissonedell’autostrada Torino-Milano, una Fiat idea che si trovava ferma in un'area di sosta per cause che ancora sono in corso di accertamento, è stata violentemente tamponata e trascinata per circa 200 metri da un Tir che ha proseguito la folle corsa senza prestare soccorso ai malcapitati. Nella macchina c'era una coppia di marocchini, residenti a Torino con a bordo i loro tre figli. Per l'uomo e la donna non c'è stato nulla da fare, gravi invece i tre bambini.

Le dinamiche dell’incidente

Nella Fiat, guidata da Chonifi El Mostafa di anni 39, c’erano sua moglie Rharif Nora di 30 anni, entrambi morti sul colpo, e sul sedile posteriore i loro tre figli: una bambina di 18 mesi in gravi condizioni, uno di 3 anni ed uno di 5, tutti e tre ricoverati all’ospedale pediatrico Regina Margherita di Torino.

La polizia ha fermato dopo circa 40 Km, all’altezza di Villarboit (Vercelli) il conducente del Tir. Si tratta di un slovacco di 63 anni Emil Volfe, chiaramente in stato confusionale. Incriminato per omicidio colposo, omissione di soccorso e guida in stato di ebbrezza è stato tradotto nelle carceri di Vercelli. Dagli accertamenti condotti dalla polizia, lo stesso Tir prima dell’incidente mortale aveva tamponato un altro mezzo mentre transitava a Torino nel quartiere Falchera, anche in quel caso non si era fermato.

La pena per l’autista

Proprio il 25 marzo scorso è stata approvata la legge per il reato di omicidio stradale con pene molto più severe e, in caso di condanna, viene ritirata anche la patente.

Poi se l’autista è scappato e non ha prestato i soccorsi, il ritiro viene prolungato di almeno 30 anni. Per cui data l’età attuale del signor Volfe, questi non guiderà più. Ciò ci dovrebbe tranquillizzare. E' ancora assurdo che ancora nel 2016 possano accadere incidenti simili. La strada sta iniziando a diventare un luogo minato.

Ogni giorno siamo costretti a sentire notizie simili che veramente fanno male al cuore. Senza considerare il fatto che quei tre bambini così piccoli, rimarranno orfani e ricoverati in ospedale, per cui ancor più disorientati, ed è giustificata una certa rabbia.