Ma l’Italicum non era la legge elettorale più bella del mondo, quasi più bella della Costituzione italiana (come decantava, poi pentito, Roberto Benigni) che il trio Renzi-Boschi-Verdini adesso vorrebbe stravolgere? Evidentemente no, almeno a sentire il presidente del Consiglio Matteo Renzi che ha riaperto, di fatto, la discussione parlamentare, costretto anche dalla deliberazione della Corte Costituzionale che ha rinviato a data da destinarsi, sicuramente a dopo il referendum costituzionale, l’esame di costituzionalità del tanto discusso Italicum, considerato da molti figlioccio del già cassato Porcellum.

E oggi, appunto, è in programma alla Camera il voto su alcune mozioni anti Italicum presentate da Sinistra Italiana, dagli alleati centristi di Renzi di Ncd-Ap (considerata una trappola per costringere la maggioranza Pd a schierarsi contro la minoranza bersaniana che ha già fatto sapere di non voler votare la proposta degli alfaniani) e, soprattutto, dal M5S che prova a sparigliare le carte proponendo il Democratellum, ovvero una legge elettorale, già approvata dal web, che prevede il ritorno al proporzionale e alle preferenze. Le tre mozioni hanno il destino segnato: saranno bocciate. Ma la ruota del cambio dell’Italicum ha cominciato a girare e sarà difficile fermarla.

Democratellum contro Italicum

Proporzionale e preferenze, parole accolte con ironia fuoriluogo dal circo mediatico che ha bollato la proposta grillina come la volontà di un ritorno alla Prima Repubblica, quando con il sistema proporzionale era la Dc a farla da padrone. La realtà dei fatti, però, è che la scelta del M5S fa paura ai renziani che, fino a ieri, avevano a torto accusato il Movimento di voler approfittare dell’Italicum, una legge elettorale creata su misura per esaudire i sogni di gloria di Renzi ma che, sondaggi alla mano, si stava trasformando in un volano a 5Stelle per Palazzo Chigi.

“È la miglior legge del mondo, ce la copieranno in molti”, aveva ribadito il premier appena pochi mesi fa seguito a ruota dalla numero due Maria Elena Boschi, convinta fino a ieri che la legge elettorale fosse immodificabile perché “dà stabilità e affidabilità internazionale al paese”. Ora, però, tutto è magicamente cambiato sotto il sole di Rignano.

Le parole di Andrea Cecconi, presidente del M5S alla Camera

A controbattere alle critiche della stampa ‘amica di Renzi’ ci pensa questa mattina dalle colonne del Corriere della Sera il presidente di turno del gruppo grillino a Montecitorio, Andrea Cecconi. “Torniamo alla Prima Repubblica? E allora?”, ha esordito Cecconi, “io non la rimpiango, ma dopo la guerra il nostro Paese è diventato uno dei Paesi più grandi del mondo. Con questa Costituzione e con il proporzionale”. Secondo Cecconi, uno dei sette firmatari del Democratellum, i guai per il nostro paese sono cominciati con l’avvento della cosiddetta Seconda Repubblica, dopo Tangentopoli, e “con il Porcellum, quando è nato il mito dell'uomo solo al comando: prima Berlusconi, poi Renzi”.

Cecconi si è detto anche convinto che il Movimento non sarà costretto dal proporzionale a stringere alleanze in Parlamento perché, ha aggiunto, “con il nostro sistema, se un partito prende il 40 per cento dei voti, poi governa tranquillamente” e, tanto per rendere chiaro il concetto, “noi con queste serpi non ci alleiamo”.