Questo è un giorno importante per l’agenda politica italiana. Che dir si voglia, abbiamo una legge elettorale (applicabile dal 1°luglio 2016) in cui c’è più di una questione che non torna. Ma mentre la Consulta preferisce rimandare la sua posizione a proposito, oggi il Parlamento può fare la sua parte per cambiare l’Italicum: si votano le mozioni presentate dalle opposizioni per chiedere interventi di cambiamento, se non di rifacimento completo, della nostra legge elettorale.
Sì, cambiare, “evitando le buche più dure”
Parafrasando un celebre brano di Lucio Battisti, si può presentare così l’apertura di Matteo Renzi e del suo Pd a rimettere in discussione l’Italicum: modifiche e migliorie vengano al vaglio, si dice, ognuno dica la sua e ci si metta al tavolo.
Il premier fa il buon samaritano? Più probabile che sia mosso da ragioni di convenienza e opportunità, ma di fatto la politica ha un’opportunità da giocarsi bene agli occhi dei cittadini. Cosa è e come funziona l’Italicum ve lo riassumiamo nell’articolo a margine, qui preme indicare motivi e contenuti delle mozioni in ballo questo 21 settembre a Roma. La prima è quella di Sinistra Italiana, che spinge affinché sia il Parlamento, ancora prima del dibattito alla Consulta, a superare le eccezioni di incostituzionalità rilevate nell’Italicum; in particolare, SI punta il dito sul premio di maggioranza e sui capolista bloccati, ciò che relega a un ruolo subordinato il voto di preferenza espresso dai cittadini.
L’altra mozione, vista come una mossa a sorpresa, è quella del M5S, che addirittura chiede di spazzare via l’Italicum e rifare di sana piana una legge che introduca un sistema proporzionale pieno, senza premio di maggioranza, con circoscrizioni medio-piccole e dando agli elettori modi di espressione delle loro preferenze. Il Parlamento dica la sua, ad esso Renzi si rimette, magari con tempistiche ragionevoli.
Intanto, la Corte Costituzionale rinvia: assist a Renzi?
La Corte Costituzionale ha deciso di rinviare il proprio dibattito sul nuovo sistema elettorale. A quando? Dal 4 ottobre si va a data da destinarsi, ma i rumor sostengono che tutto slitterà successivamente (si va a anno nuovo?) al referendum sulla riforma costituzionale, la cui data è altrettanto incerta, ma indicativamente dovrebbe svolgersi tra la fine di novembre e l’inizio di dicembre.
Quale compito ha la Consulta? Deve decidere sull’incostituzionalità dell’Italicum, con riferimento alle sei eccezioni accolte nel febbraio 2016 dal Tribunale di Messina, che le ha dichiarate tutte “rilevanti” e “non infondate”, circa l’esercizio della sovranità popolare. Le sei motivazioni che chiamano in causa la Corte Costituzionale concernono: il presunto danno ai principi della rappresentanza democratica e territoriale; l’assenza di una soglia minima per poter partecipare al ballottaggio; la presunta impossibilità di scegliere in modo libero e diretto i deputati; il non ragionevole varco di ingresso al Senato e la validità del nuovo sistema circoscritto alla sola Camera, adesso che il Senato non è ancora trasformato in un organo non elettivo, e non è detto che lo diverrà.
C’è di mezzo un referendum, e le ultime proiezioni danno in vantaggio il No alla riforma costituzionaleper quattro netti punti percentuali. Anche per questo, si dice, la Consulta avrebbe preferito rimandare la sua decisione sull’Italicum. Robe all’italiana.