Bisogna dare atto ai grillini che, a una conta sommaria, finora quelli che restano superano il numero di quelli che vanno via. Al momento, solo con riferimento ai sindaci, sono in tutto 19 i pentastellati, comprese le due sindache, Virginia Raggi e Chiara Appendino, che siedono rispettivamente alla guida dei Comuni di Roma e Torino. Amministratori tuttora riconosciuti all’interno del movimento di Beppe Grillo, a differenza di altri che sono stati cacciati o, nell’uscire di loro iniziativa, hanno sbattuto violentemente la porta. Come ha fatto Federico Pizzarotti a Parma, accusando la compagine politica nel cui seno è stato votato di essere cambiata alla radice.

O, ancora prima, come è successo nel 2014 al sindaco di Comacchio, Marco Fabbri, epurato per aver disubbidito agli ordini dall’alto.

Dissociarsi dal movimento talvolta aiuta ad amministrare meglio i Comuni

Il paradosso è che i sindaci che si dissociano o che vanno via dal movimento riescono a lavorare meglio rispetto a quelli che restano sotto l’occhiuto controllo di Grillo e del direttorio. I due casi citati sopra, di Pizzarotti a Parma e di Fabbri a Comacchio, sono emblematici. Al primo è stata riconosciuta la capacità di saper amministrare anche dall’opposizione, in particolar modo dal Partito Democratico; il secondo si è distinto per aver raggiunto un accordo con le imprese del posto nella valorizzazione del Delta del Po.

Stessa cosa non si può dire di Ida Carmina, a capo dell’amministrazionedi Porto Empedocle efedele alla linea dei 5 Stelle. Il comunein provincia di Agrigento, dietro cui Andrea Camilleri ha voluto celare la Vigàta del commissario Montalbano,è sull’orlo del fallimento, in una situazione di dissesto finanziario che gli impedisce da tre mesi di pagare i suoi stessi dipendenti.

In questo caso, evidentemente, la fedeltà non paga.

Porto Empedocle e Roma, così lontane così vicine

Una situazione che ricorda da vicino, fatte le dovute proporzioni, quella che Roma ha vissuto nei giorni scorsi, sebbene le recentissime nomine dell’assessore al Bilancio e di quello alle Partecipate dovrebbero aver allontanato il rischio incombente del crac.

Al momentola sindaca Raggi, come la sua collega di Porto Empedocle, dà la colpa alle precedenti amministrazioni da cui ha ereditato “conti non in ordine”. Starà a lei e al suo staff, adesso, metterli a posto.