Siamo ormai agli sgoccioli. Rimangono solamente due settimane per appoggiare la campagna Legalizziamo!, promossa da Radicali Italiani e Associazione Coscioni, che si propone di varare una proposta di legge d'iniziativa popolare per regolamentare la cannabis e i suoi derivati.Tanti sono, secondo i promotori e i sostenitori della campagna (tra cui tanti personaggi della politica e dello spettacolo) i vantaggi possibili di una legalizzazione della cannabis: sottrarre guadagni alla criminalità, diminuzione del sovraffollamento carcerario, uso terapeutico, consapevolezza del consumatore della buona fattura della sostanza utilizzata.

Appoggiare o no la campagna?

Guardando alla questione nel modo più imparziale che è umanamente possibile, si potrebbe affermare che i motivi per appoggiare la campagna sono apparentemente validi, ma lo sono altrettanto quelli per non farlo.Ormai non ci si chiede neanche più che cosa è possibile fare, non tanto per evitare che le persone usino uno stupefacente, ma come rendere possibile che non sentano più il bisogno di estraniarsi dalla realtà. Un tempo erano i partiti politici che promettevano cure miracolose per il corpo e per l'anima, mentre i preti hanno continuato come sempre a predicare dai pulpiti con effetti decrescenti. Forse c'è qualcosa che sta a metà tra la via laica e quella clericale che ancora non riusciamo a trovare e le proposte di legge come questa appaiono come fari nel vuoto della notte, possibili risposte a problemi di cui ormai non riusciamo più nemmeno a capirne l'origine, o ci spaventa troppo il cercare di capirlo.

La legalizzazione renderebbe possibile, da parte dello Stato, l'incasso di danaro che altrimenti finirebbe in ben altre tasche, questo è indubbio, ma rimane dubbio il motivo per cui lo Stato dovrebbe agevolare o addirittura incoraggiare una cattiva inclinazione dei propri cittadini verso gli stupefacenti. Anche se questa è una cosa che già fa: quante persone sono dipendenti dalla nicotina?

Quanti muoiono per l'effetto del fumo attivo e passivo? E quanti hanno devastato la propria esistenza con l'alcool?

Il problema della droga non è solo un problema socio-sanitario, è riduttivo definirlo così; è sopratutto un problema esistenziale. È giusto offrire a chi voglia davvero uscirne tutti i mezzi per farlo, ma è inutile e deleterio per tutta la società essere tolleranti anche verso chi, di cambiare, non ne ha nessuna voglia.

Come il rendere legalmente reperibili queste sostanze possa aiutare questo tipo di persone è cosa che sfugge alla logica.

L'uso terapeutico appare come il motivo più valido e sussistente, ma per quale motivo per permettere questo bisogna anche accettare tutto il resto? Le farmacie dovrebbero vendere stupefacenti per garantire al consumatore 'roba' di qualità? Le farmacie vendono già sostanze psico-attive e si chiamano psicofarmaci, usualmente prescritte a chi soffre di turbamenti interiori, forse diversi, forse uguali a quelli di chi si avvicina alla droga.Non esistono cure, non esistono droghe o farmaci che possano farci rinviare all'infinito il confronto con noi stessi. È necessario, in un mondo complesso come quello odierno, rimanere lucidi, senza aggiungere confusione alla confusione e trovare la propria via anche nella nebbia più fitta.