Sharbat Bibi - o forse dovremmo chiamarla Sharbat Gula - non è mai stata famosa come in questi giorni. Risale a undici giorni fa, infatti, la notizia del suo arresto per falsificazione di documenti. Come raccontato in questo articolo, la Monna Lisa della 'guerra afghana' risultava secondo la Fia in possesso di documenti falsi. Di un reato simile la donna afghana era stata accusata anche nel 2015: in quel caso non dovette scontare nessuna pena. Per lei stavolta, invece, si era parlato di una sentenza abbastanza dura: 15 giorni di carcere ed una multa salata.

La condanna, inoltre, prevedeva anche l'espulsione della donna dal paese.

Affetta da Epatite C: rimane in Pakistan ma solo fino a lunedì prossimo

Risale ad oggi la notizia che la Sharbat Bibi non dovrà, almeno per ora, allontanarsi dal suo paese. A quanto pare le condizioni della donna afghana non sarebbero delle migliori. La sua cartella clinica dimostra, infatti, che la modella di Steve Mycurry è affetta da epatite c. Per ragioni umanitarie, dunque, l'espulsione dal paese è stata rimandata a data da destinarsi. Al momento Sharbat Bibi ha bisogno di essere trasportata in ospedale e di ricevere lì le migliori cure sanitarie. Tale scelta è stata portata avanti dal governatore della provincia di Khyber Pakhtunkhwa, Pervez Khattak, il quale è stato il primo a parlare dello stato di salute della donna.

Intanto l'ambasciatore afghano in Pakistan, Omar Zakhilwal, dichiara che il governo è pronto ad accogliere Sharbat Bibi e predispone il rientro nel paese per lunedì. Mentre il Pakistan mostra, e il caso Sharbat Bibi ne è l'emblema, tutta la sua durezza nei confronti dei rifugiati illegali, l'Afghanistan mostra al contrario tutta la sua clemenza.

Steve Mycurry la difende a spada tratta

"Non hanno arrestato una fotografia, hanno arrestato una donna, indifesa e disperata come migliaia di altre": queste le parole di condanna di Steve Mycurry, fotografo della donna afghana, alla notizia dell'arresto. Negli occhi verdi di Sharbat Bibi il fotografo aveva voluto mostrare tutta la crudeltà, e insieme la fragilità, di un mondo incapace spesso di distinguere tra vittima e criminale.

Steve Mycurry è infatti convinto che la donna meriti "compassione e pietà" perché in una situazione così disperata come la sua si può arrivare anche a trasgredire la legge pur di vivere, pur di sopravvivere.

"Come centinaia di migliaia di persone in fuga dalla morte, afgani, ma anche siriani, africani, i profughi che sbarcano qui in Italia. Sono tutti criminali? È possibile che interi popoli siano criminali? Se arrestano la ragazza afgana, potrebbero arrestarli tutti? È questa la soluzione?", così ha dichiarato Steve Mycurry durante un'intervista. Che quegli occhi verdi siano tornati dopo 30 anni a essere nuovamente un simbolo?! Sembra proprio di si.