Il maledetto United, solo che non si tratta del Leeds di Brian Clough. L'esperienza di José Mourinho sulla panchina del Manchester United potrebbe rivelarsi come la più nefasta della sua carriera da allenatore. Non era mai successo prima che lo Special One si ritrovasse alle prese con un avvio di stagione così difficile sia nella gestione del gruppo sia nei risultati sia nel gioco. L'ottavo posto in campionato e la complicata situazione in Europa League, in ottica qualificazione ai sedicesimi di finale, stanno mettendo a dura prova la pazienza dei tifosi dei Red Devils che da quasi quattro anni sono alle prese con una crisi della propria compagine che sembra non avere una soluzione.
Ovviamente, sul tavolo degli imputati sono finiti il tecnico portoghese e le sue scelte tecniche che da un po' di tempo stanno lasciando a desiderare anche i suoi estimatori più convinti. La sconfitta europea di ieri sera in casa dei turchi del Fenerbahce ha dimostrato che, con ogni probabilità, la rivoluzione in casa United potrebbe slittare ancora una volta, con il rischio di terminare l'annata ancora una volta lontano dalle zone alte della Premier League ma soprattutto dall'Europa che conta.
L'avvio di stagione
La vittoria ottenuta in Supercoppa di Lega ai danni dei campioni d'Inghilterra del Leicester sembrava l'inizio di una nuova e straordinaria epoca per il Manchester United, il tutto sotto il segno di Mourinho e di Zlatan Ibrahimovic, voluto fortemente a capo dell'attacco per la sua esperienza e per la sua capacità di garantire la vittoria del campionato in qualsiasi club abbia militato.
Anche le prime vittorie in Premier League, nove punti in tre gare, aveva iniettato la giusta dose di fiducia nei confronti del nuovo progetto, fino a quando non è arrivato il giorno del derby perso 2-1 contro il City, dove Guardiola e i suoi uomini avevano già abbattuto le convinzioni di Mourinho, il quale, cinque giorni dopo ha dovuto fare i conti anche con la sconfitta in Europa League contro il Feyenoord nella gara inaugurale del Gruppo A.
Da quel momento, è seguita una striscia di risultati negativi che ha visto una sola vittoria, contro il Leicester per 4-1, tre pareggi e altre due pesanti sconfitte, tra cui l'umiliante 4-0 contro il Chelsea di Conte. Nel mezzo due vittorie in Europa League vanificate dalla battuta d'arresto in casa del Fenerbhace: ora lo United è terzo a un punto dal passaggio di turno.
Le scelte dello Special One
Designato anni fa da sir Alex Ferguson come suo erede, Mourinho ha accettato quest'estate l'incarico di allenatore dei Red Devils chiedendo nomi importanti.
Ecco allora arrivare lo svincolato Ibrahimovic, poi Mkhitaryan, Bailly e il figliolo prodigo Pogba, alias mister 110 milioni di euro. Nomi nuovi da affiancare al gruppo ereditato dal Van Gaal. Il risultato è dei più aberranti poiché il bilancio parla di ottavo posto in campionato (a otto punti dal City capolista), difficoltà in EL, la scarsa vena realizzativa di Ibra e le deludenti prestazioni di Pogba. Forse, è stato troppo pretendere all'ex PSG di guidare lo United a vincere qualcosa a 35 anni suonati e in un campionato troppo veloce per le sue caratteristiche, un discorso che varrebbe anche per Pogba, troppo lezioso e testardo in un calcio inglese che prevede rapidità nei movimenti e nelle manovre. L'eroe del Triplete interista riuscirà a risollevare la situazione?