Domenica è stata una giornata di quelle che passeranno alla storia nella nostra Repubblica. Infatti, il referendum sulla riforma Costituzionale ha visto vincere il NO, cioè il salvaguardare tutti gli articoli della vecchia Costituzione che la vittoria del SI avrebbe modificato. Gli effetti del successo del NO, come previsto si sono subito abbattuti sul Governo, con le dimissioni di Renzi, date immediatamente prima del risultato del referendum. Secondo i promotori del NO, la Costituzione è salva, così come la democrazia e come premi, il “nemico” Renzi è stato fatto fuori.

Ma è davvero così o dietro ci sono i poteri forti che hanno pilotato l’uscita di scena di Renzi per scopi ancora poco chiari?

Un uomo contro tutti?

Le ragioni delle due risposte referendarie sono state ampiamente discusse e dibattute fino al giorno del voto. Gli schieramenti anche abbastanza chiari, con Renzi ed i suoi per il Si, mentre tutte le altre forze politiche contro. A dire il vero, anche nuovi partitini o aree come quella di Tosi, l’ex sindaco di Verona erano con il Premier, ma crediamo non recuperasse nemmeno la parte del PD ostile al proprio segretario. Poteva mai vincere da solo contro questa potenza di fuoco che aveva contro? Come ha fatto a far partire una guerra di questo tipo ben conscio di essere all’angolo del ring?

Dubbi leciti su un referendum che a vederlo oggi, aveva un risultato scritto già prima. Il 60% (poco meno) ha dato contro al Premier, che però dalla sua ha messo in campo una campagna faraonica, media e televisioni dalla sua e perfino Bruxelles che sembrava a suo favore e quindi a favore del SI. Errori da principianti in serie, perché con la maggioranza del popolo contro, con le tasse aumentate durante i suoi 1.017 giorni di Governo e con l’appoggio della UE che non ha assolutamente appeal negli italiani, vincere sarebbe stato un miracolo.

A vederla così, anche il 40% ha una valenza simile, un autentico miracolo.

Una uscita di scena spettacolare

E se davvero, anche Renzi avesse scelto come morire “politicamente”? il dubbio lo ripetiamo è lecito, perché subito dopo il referendum, il Premier ha convocato la Conferenza Stampa di Palazzo Chigi per le proprie dimissioni.

Una uscita da signore, con un discorso simile a quello che fece quando perse le primarie contro Letta per la carica di Premier nelle elezioni del dopo monti. Tra l’altro, suona strano come anche i mercati non abbiano risentito dello scossone referendario, cosa che di norma accade in primis sui titoli di stato. Il Governo Renzi, ha prodotto 12 miliardi in più di pressione fiscale sugli italiani, ma per detonare le clausole di salvaguardia che da anni Bruxelles impone, ne servono ancora 13. Le tasse, per forza di cose dovrebbero aumentare e come al solito sulla pelle dei cittadini. Il rischio che il Premier ed il PD perdessero consensi aumentando gioco forza le tasse, potrebbe aver spinto il Premier a voler uscire di scena come aveva promesso e come in Italia nessuno in genere fa.

Inoltre, una Costituzione cambiata che metteva l’Italia in netta sottomissione alla UE, pareva un obbrobrio difficile da far digerire agli italiani, ma se lo capiscono le persone normali, come mai non lo hanno capito i grandi luminari della nostra politica? Che dietro ci sia la voglia dei poteri forti di riproporre in Italia un Governo Tecnico e fiscalmente terribile come con Monti? Accettare l’incarico, come dicevamo, con tasse da aumentare e clausole di salvaguardia da detonare è un fardello che Renzi ha passato al futuro Presidente del Consiglio. Davvero crediamo che sia dispiaciuto?