La questione del muro al confine tra gli Stati Uniti e il Messico è stata uno dei temi principali su cui si è basata la campagna elettorale populista del neo-eletto presidente americano Donald Trump. Pochi giorni dopo l'inizio del suo mandato, Trump ha subito firmato un ordine esecutivo per iniziarne la progettazione. La complessità fisica della struttura e i costi elevati rendono questa operazione molto difficile da realizzare. Al momento non è ancora possibile stabilire una cifra esatta dei suoi costi. Le stime parlano di una struttura che potrebbe costare dai 10 ai 25 miliardi di dollari.
Tra le modalità dei finanziamenti, Trump e il suo staff suggeriscono l'aumento dei dazi doganali sulle merci importate dal Messico. Tale ipotesi ha sollevato forti dubbi sulle possibili conseguenze negative per l'economia americana, ha causato una crisi diplomatica tra i due stati e la nascita di un forte sentimento anti-americano in Messico.
Chi ci guadagnerà?
In ogni caso, per comprendere le ragioni profonde che spingono all'attuazione di questo progetto non bisogna soffermarsi soltanto sul chi, come e perché tale struttura verrà finanziata. Bisogna interrogarsi soprattutto su chi ci guadagnerà da quei finanziamenti. In tale prospettiva, sorgono spontanei una serie di quesiti, a cui il presidente Trump è invitato a rispondere.
In particolare, quali sono le imprese che si occuperanno della costruzione del muro e in base a quale criterio verranno scelte? Chi sono gli ingegneri che progetteranno il muro e come verranno selezionati? Chi e come saranno scelte le imprese che forniranno le materie prime? Ma, soprattutto, che tipo di rapporti hanno queste persone con il neo-eletto presidente?
Hanno forse finanziato una parte della sua campagna elettorale? Magari proprio quella che ha gestito la propaganda sul muro? La risposta a tali quesiti è fondamentale. Solo in questo modo si potrà fare luce sui retroscena di tale progetto e su quali sono le forze economiche che spingono per la sua realizzazione.