In queste ore in tantissimi stanno discutendo un articolo di Marco Ruffolo, nota penna de La Repubblica, uscito in mattinata nella sezione sull’economia. Al centro della denuncia del giornalista, nel pezzo intitolato «L’Italia degli imboscati. Inabilità al lavoro e permessi, ecco tutte le carte false», tutti quei dipendenti pubblici che, in maniera legale, riescono ad evitare le mansioni più pesanti e gravose.

L’Italia degli imboscati

«Ecco a voi l’Italia degli imboscati. Sbaglierebbe chi volesse vedere in questo fenomeno comportamenti palesemente illegittimi.

Non stiamo parlando dei furbetti che timbrano e se ne vanno a spasso, degli assenteisti cronici, o di altri piccoli truffatori del pubblico impiego. Stiamo raccontando una storia di formale legalità, non per questo meno scandalosa: la storia di chi, soprattutto nel settore pubblico, riesce senza fondate motivazioni a evitare, per "inidoneità parziale" o per abuso della legge 104, il lavoro per il quale è stato assunto». Con questo chiaro pensiero Ruffolo dipinge un quadro inquietante, quello di un impiego pubblico italiano in cui quasi un quarto degli occupati riesce a farsi firmare permessi che evitano lavoro in strada, turni notturni, compiti faticosi, ottenendo di farsi trasferire nei più comodi uffici, a svolgere le sole mansioni amministrative.

A spaventare ed indignare non è soltanto la biasimevole condotta di questi imboscati, ma soprattutto le percentuali con cui il fenomeno si manifesta: in Calabria il 50% dei dipendenti della protezione civile lavora al centralino e più della metà dell’azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria lavora a regime ridotto, a Firenze il 40% dei vigili urbani lavora in ufficio più che in strada e a Napoli un terzo degli operatori ha direttamente il certificato per non lavorare per strada, a Milano quattro dei cinque ispettori della società Sogemi, addetti al controllo notturno, hanno magicamente ottenuto l’inidoneità proprio al lavoro notturno.

A causa di questo crescente fenomeno, spiega Ruffolo, «si creano vuoti preoccupanti nei lavori più richiesti, caricando un peso sempre più insostenibile sulle spalle di chi nel pubblico impiego dà l'anima tutti i giorni; e si penalizza chi tra i lavoratori avrebbe veramente bisogno di assistenza». Al centro di questo problema c’è la già citata legge 104, una legge lungimirante, che garantisce opportuni benefici ai lavoratori disabili o a chi si deve prendere cura di qualche familiare; la bontà di tale legge viene purtroppo intaccata dai tanti che ne abusano e da chi rilascia certificazioni sconsiderate, anche e soprattutto a danno di quanti, invece hanno il diritto di beneficiarne.

Cuique suum

A quanto pare, i fannulloni, i furbi, gli ingiusti che vivono a spese di altri non stanno solo in Parlamento, o più in generale nel mondo della Politica, secondo quella che è una sempre più diffusa opinione comune. È forse possibile che il Paese sia governato da quelli che veramente rispecchiano al meglio le tendenze e gli usi del popolo? O invece che, stando al celebre detto aristotelico, ognuno ha il governo che merita? Perché le percentuali citate finora sarebbero sufficienti a garantire la maggioranza a un partito. Magari tra questi finti idonei ci sono anche alcuni che manifestano nelle piazze, che usano il proprio voto come segno di protesta, che scrivono sui social insulti indecorosi nei confronti della politica corrotta.

E che dire di quei valori tradizionalmente legati al mondo del lavoro? La soddisfazione di contribuire nella società e restituire quanto ci è stato dato, almeno in termini di istruzione, la capacità di faticare per ottenere un obiettivo, il senso di realizzazione intrinseco al senso del dovere e di responsabilità, l’appagamento del mettersi alla prova e migliorare costantemente il proprio rendimento? Se la cronaca racconta quotidianamente di approfittatori, parassiti, fannulloni, squali, quale condotta potrà mai tenere, chi sarà chiamato a rappresentarci?