Dopo la svolta garantista e l’uscita di Beppe Grillo sulla cosiddetta “giuria popolare per le balle dei media”, il Movimento5Stelle è caduto in una profonda crisi d’identità. Le rettifiche, le precisazioni, gli attacchi dei diretti interessati non servono a celare una metamorfosi evidente anche ai più accaniti seguaci sostenitori. Dove è finita la coerenza e l’orgoglio di rivoluzionare dal basso questo Paese? Per quale motivo si continua scientificamente a generare il caos nell’attimo propizio in cui il M5S appare a un passo dal suo traguardo più ambito?

Gli ultimi eventi hanno inevitabilmente creato perplessità in un elettorato già complesso e variegato nella sua sostanza. Ciò che fa specie, ancora una volta, è che a portare turbolenze è il capo del Movimento stesso. In pochi sono del resto a conoscenza dei reali obiettivi di Beppe Grillo e della Casaleggio Associati. In questi anni di battaglie politiche, spesso apprezzabili, si è troppe volte tirato il freno a mano a una macchina capace di correre con una velocità doppia rispetto a quella della concorrenza.

Il destino di Roma

Il nuovo codice di comportamento che regolamenta le sospensioni dal Movimento5Stelle ha fatto molto rumore perché cozza con una storia vincente sinonimo di giustizialismo.

Molte scelte, nel recente passato, sono state obbligate dalla necessità di non apparire all’elettorato nemmeno minimamente somiglianti ai partiti che “hanno rovinato lo Stato italiano” per dirla alla Di Maio. Con buona pace della presunzione di innocenza, da Quarto a Pizzarotti, in molti hanno pagato per un avviso di garanzia ricevuto in barba alle responsabilità personali.

Eppure oggi il vento è cambiato in concomitanza dei guai della giunta capitolina guidata dalla grillina Virginia Raggi. Solo un caso? In pochi oggi scommetterebbero un euro sulla conclusione del mandato a Roma e, nonostante la fiducia di facciata, Grillo più volte è stato sul punto di togliere il simbolo del M5S alla sindaca.

Il nuovo codice etico non fa altro che mettere però al riparo la Raggi e la sua poltrona da un avviso di garanzia che potrebbe scattare anche d’ufficio per il caso Marra.

Guerra alla Stampa

Come naturale che sia per chi dal Web trae i suoi principali profitti, Grillo è tornato ad attaccare il mondo dell’informazione definendo giornali e tg i “primi fabbricatori di notizie false”. Da qui la proposta choc: l’istituzione di una giuria popolare che determini la veridicità delle notizie pubblicate dai media. “Quello che Grillo fa finta di non capire, lanciandosi in un linciaggio mediatico di stampo qualunquista contro tutti i giornalisti è che sono le minacce e le intimidazioni, come quelle che lui velatamente lascia trasparire, a far precipitare il Paese nelle classifiche internazionali sulla libertà di stampa” la replica dei vertici FNSI.

La provocazione di Grillo resta un fatto grave che non ammette giustificazioni. La Stampa vive sì una crisi profonda ma non può essere additata quale causa di tutti i mali. Sui Social impazzano ogni giorno notizie e bufale che ognuno, a sua coscienza, è libero di verificare attraverso le fonti. Un lavorio che lo stesso Grillo dovrebbe operare, per non rischiare di essere offuscato dalle pericolose scie chimiche.