Con il termine analfabetismo si intende la completa incapacità di un individuo nell'utilizzare strumenti reputati basilari, quali scrittura e lettura, anche nell'ambito di frasi o periodi semplici. Secondo i dati OCSE, nel nostro Paese il 33% degli individui è un analfabeta strutturale ed un'altra piccola percentuale (approssimativamente il 5%) non è nemmeno in grado di riconoscere le lettere dell'alfabeto l'una rispetto all'altra. Molto gravi sono le conseguenze che l'analfabetismo porta nel contesto sociale e nelle relazioni con l'altro.
Una nuova forma di analfabetismo
Ai nostri giorni si può osservare in forte aumento un'altra forma più latente di illitteratismo: l'analfabetismo funzionale, che è tipico di circa il 47% degli italiani (percentuale più alta in Europa!). Contrariamente agli analfabeti strutturali, gli appartenenti a questo secondo gruppo hanno una capacità basilare di leggere, scrivere ed effettuare calcoli elementari, tuttavia non riescono a rapportare tali azioni al contesto che li circonda.
Gli analfabeti funzionali non sono, infatti, in grado di comprendere ciò che leggono, di valutare attivamente il contenuto di documenti scritti, di elaborare pensieri complessi derivanti da stimoli letterari né di incrementare in modo notevole le proprie conoscenze.
Nella vita quotidiana essi sono, ad esempio, in grado di scrivere il proprio nome e cognome, utilizzare i social network, effettuare conti per gli acquisti, ma non sanno comprendere e seguire le istruzioni scritte, leggere criticamente un libro o un articolo di giornale, compilare un documento importante, prestare attenzione alle clausole di contratti od ottenere informazioni per mezzo di un dizionario.
Problemi ancora più seri sono l'intimidazione sociale, l'essere soggetti ad inganni frequenti, il percepire redditi più bassi della media a causa della loro scarsa capacità produttiva e soffrire di differenti forme di stress.
L'attualità della tematica: il reclamo dei docenti universitari
Pochi giorni fa 600 professori universitari hanno chiesto al Governo di intervenire urgentemente su una situazione sempre più allarmante: la scarsa conoscenza della lingua italiana, percepibile dagli errori grammaticali frequenti (attribuibili soltanto ad un alunno di terza elementare) o dall'incapacità di una chiara esposizione orale.
Sembra dunque che nel nostro Paese stia avvenendo una regressione generale nella conoscenza della lingua e nella sua comprensione: è necessario porvi rimedio poiché, come recita una nota frase del film “Palombella Rossa” di Nanni Moretti, “chi parla male, pensa male e vive male”.