L'idea non è quella di impressionare il lettore con un titolo sensazionalistico, ma purtroppo è la triste realtà. In effetti, l'ultimo rapporto stilato dall'ISTAT denota come circa l'80 percento degli italiani, pur conoscendo gli elementi base di grammatica e di lettura, non è in grado di comprendere e sintetizzare un breve paragrafo di testo di media difficoltà, un articolo di giornale, ecc. appena letti o ascoltati. In poche parole, la bacchettata che l'italia e gli italiani ricevono dall'Istituto di statistica riguarda l'incapacità di organizzare in modo logico, riflessivo e razionale, un racconto, un discorso.

Denota inoltre, un impressionante 19% di connazionali che nel corso dello scorso anno non hanno aperto un libro, un quotidiano, ma hanno dedicato soltanto molte ore alla televisione, quale unico mezzo primario di acquisire l'informazione.

Analfabetismo strutturale e funzionale

L'Istituto Nazionale di Statistica ci tiene a distinguere due concetti ben diversi di analfabetismo. Quello strutturale si intende la completa capacità di decifrare una qualsivoglia lettera o cifra che coinvolge ancora oggi il 5 per cento della popolazione. Ma il dato che dovrebbe far riflettere riguarda il cosiddetto analfabeta funzionale, ovvero coloro che si trovano al di sotto del livello minimo di comprensione nella lettura e nell'ascolto.

Persone che hanno perso quella capacità senza nemmeno rendersi conto. La conseguenza diventa drammatica quando si apprende che tre quarti dei cittadini di una nazione di primo piano non va oltre ad una basilare analisi di un qualsiasi “discorso”.

Non è solo un problema italiano

Alcune teorie filosofiche sostengono che la civiltà moderna non sia più basata sulla ragione e sul messaggio letterale, bensì sulle emozioni e sul messaggio iconico frutto dell'evoluzione tecnologica.

E con essa il pericoloso venir meno della capacità di comprensione.

Il problema non riguarda solo l'Italia e gli italiani, anche l'America, la Germania, l'Inghilterra percepiscono il problema, e denunciano ritardi e incoerenze. Mai però, sfiorando le angosciose percentuali registrate in Italia e Spagna.

L'Istat, nelle conclusioni, invita la politica e il mondo della scuola a costruire un modello funzionale atto a superare l'allarmante ritardo e porre le basi per una competizione globale sempre più serrata.