Entrando su Facebook e scorrendo sulla propria "Home" capita sempre più spesso di imbattersi in notizie false, lette e condivise da migliaia di persone. Si va dalle fantomatiche dichiarazioni di Laura Boldrini sugli iPhone 7 da regalare agli immigrati, ad uno dei contenuti più virali (e ridicoli) in assoluto: la candidatura di Vladimir Putin alla presidenza del consiglio, in Italia. L'ultima delle bufale, in ordine temporale, è quella rigurdante una frase del neo-premier Gentiloni: "Italiani, preparatevi a fare sacrifici e non lamentatevi". Frase mai pronunciata dall'ex ministro degli esteri, che però è diventata virale in poche ore, con centinaia di persone che si sono riversate sulla sua pagina facebook insultando pesantemente lui e la sua famiglia.
Sono tutte "notizie" che chiunque, con un briciolo di intelletto, potrebbe bollare come bufale, scritte da qualcuno in preda al delirio più totale. Eppure le assurdità scritte su questi siti vengono riprese, condivise e commentate dagli utenti, iniziando a viaggiare sul web fino a diventare verità assolute per molti.
Bufale: politica e guadagni, un reato in piena regola
Se risulta difficile capire il motivo per cui qualcuno dovrebbe leggere e condividere notizie che sin dalla prima lettura palesano la mancanza del benché minimo fondamento, molto più facile è capire perché qualcuno dovrebbe scrivere e diffondere "articoli" di questo tipo, che spesso contengono elementi sufficienti per accuse di reati gravi, come la diffamazione.
Il primo motivo in assoluto è il guadagno. La maggior parte delle bufale che circolano rimandano a siti che portano soldi grazie al metodo dei banner "pay per click": in base al numero di click ricevuti si riceve una determinata somma di denaro. E sicuramente una notizia assurda, che susciti stupore magari con un titolo ad effetto, è il metodo migliore per ingannare le persone e portarle a visitare il sito, con il più becero dei 'clickbaiting'.
Questi fantomatici siti di informazione, infatti, sono pieni di annunci pubblicitari che spuntano da ogni dove, rendendo quasi impossibile la lettura. Il secondo motivo per il quale qualcuno dovrebbe avere interesse a diffondere queste falsità è lo scopo politico: diffamare gli avversari politici scrivendo (o anche solo condividendo) notizie false è il metodo più facile per ottenere consensi, mettendo in cattiva luce esponenti più o meno noti degli altri partiti e aizzando persone pronte a riversare il proprio disagio sociale sul web.
Un italiano su due è analfabeta funzionale
La diffusione delle "bufale" online si può collegare ad un altro fenomeno che ha profondissima diffusione in Italia: l'analfabetismo funzionale. Le due cose, seppur distinte, sono connesse tra loro per diversi motivi. Innanzitutto bisogna definire il profilo di un analfabeta funzionale: è una persona che ha avuto accesso all'istruzione, e quindi alfabetizzata, che con il tempo perde le sue conoscenze e non riesce più ad utilizzarle per comprendere a pieno ciò che gli viene riferito e per esprimere correttamente il proprio pensiero. Nelle classifiche riguardanti l'analfabetismo "di ritorno", l'Italia è prima con un distacco desolante rispetto agli altri paesi sviluppati: il 47% degli italiani tra i 18 e i 65 anni non riesce a comprendere un testo elementare o a compiere un calcolo basilare senza incontrare difficoltà.
Un italiano su due, in pratica, non può essere produttivo per la società in cui vive. Un dato clamoroso, se confrontato con quello degli altri paesi sviluppati a livello europeo e mondiale (in Inghilterra la percentuale scende al 20%, nei paesi nordici è sotto il 10%). L'analfabetismo funzionale può essere considerato un elemento importante nella diffusione delle "bufale". Chi legge non comprende a pieno ciò che è stato scritto, ma soprattutto non ricerca la fonte della notizia, diffondendola senza farsi domande di alcun tipo. Uno scenario desolante, in un periodo in cui il web è il fulcro dell'informazione e della politica.