Queste elezioni francesi fanno riflettere. Non v’è dubbio che, a partire dalla rottura dell’Inghilterra con l’Unione Europea, con la cosiddetta Brexit, sia emerso un problema sociale che molti addirittura non faticherebbero a definire crisi sociale. L’impressione che si ha nell’osservare queste elezioni e l’emergere di nuovi nazionalismi, è come se si avvertisse l’imminenza di un pericolo costante dal quale sembra ovvio potersi salvare solo modificando i nostri comportamenti e consuetudini. Che la soluzione sia nel variare addirittura la formazione di un nuovo tipo di Stato che possa e sappia tutelare i nostri interessi di fronte ad un Altro che non conosciamo?

Sembra si sia arrivati alla conclusione, ancora apprezzata da taluni governi in carica, di eliminare alcuni valori, ritenuti evidentemente obsoleti, dalla Storia civile europea. In tal modo si potrà arrivare alla creazione di una rappresentanza che di fatto vedrà vincere il Caos sulla res publica.

Questo cambio di rotta fa ancor più riflettere se pensiamo appunto all’evoluzione della nostra Storia civile, prescritta come si suol dire da un ordinamento giuridico che iniziò ad ammettere come fonte universale la libertà e l’uguaglianza.

L'evoluzione storica dello Stato

Se a partire dalle prime rivoluzioni, industriali e capitalistiche, siamo giunti a modificare le monarchie assolute in favore di Stati liberali, se abbiamo permesso che lo Stato continuasse la sua evoluzione seppur ingannato dai regimi autoritari e dopo riemergere in un vero apparato democratico, per quale motivo dovremmo cedere alla tentazione di volgere nuovamente l’attenzione agli antichi poteri?

Potremo essere indotti a scegliere in tal senso, se la crisi sociale sopra descritta interpretasse la nostra dottrina solo teoricamente, non riconoscendo più nell’attuale svolgimento della nostra esistenza cosa allora significasse scegliere e lottare per la Democrazia.

E’ ancora più ambiguo come sia proprio la Francia a voler in qualche modo tradire lo spirito della sua più famosa rivoluzione che intonò in tutto il continente gli alti valori dell’uguaglianza, della fratellanza e della libertà.

Per quanto possano sembrare parole abusate dal loro significato originario, sono parole che non hanno ancora trovato riscontro nel mondo attuale ed il fatto di ritenere alcuni Stati ed alcuni popoli liberi non significa – come la Storia insegna - che non si possa essere sopraffatti da intenti meno nobili.

La Francia e i possibili timori europeisti

Questo discorso sulla democrazia trova particolare vicinanza in queste elezioni francesi per via dei timori largamente diffusi su un nazionalismo prominente e per nulla necessario, per l’asprezza di contenuti politici che non diffonderebbero nell’opinione pubblica serenità ma anzi non farebbero che aumentare il malcontento e la paura verso un Altro (l’immagine del terrorista che si contrappone all’immigrato è ormai all’ordine del giorno) che l’Unione Europea non sarebbe stata in grado di comprendere. Ed ecco perché sulle presidenziali francesi sembrano vertere anche le idee di generale disillusione sul futuro di una comunità che di europeo pare aver lasciato solo il nome.

L’Unione Europea che incarna dunque la crisi sociale nel nostro continente, seppure organismo sovranazionale cooperante nato con le migliori intenzioni dopo la seconda guerra mondiale, non è riuscita ad unire, in modo che ora siamo tutti europei di nascita senza esserlo de facto.

L’interesse per queste elezioni è dunque legittimato dai rischi che corre chiunque non creda nella disgregazione sociale come alla soluzione maxima di uno Stato che si sente flagellato dai continui e manifesti attacchi alla sua sovranità. Se la sovranità oggi fosse sinonimo di uguaglianza, il prezzo da pagare per la globalizzazione non sarebbe la guerra.

Il ballottaggio

Vedremo dunque chi vincerà le elezioni presidenziali francesi il prossimo il 7 Maggio 2017, data in cui si svolgerà il ballottaggio tra i due candidati che hanno ricevuto maggiori voti: Emmanuel Macron (che ha ottenuto il 24% dei voti) al centro-sinistra presentatosi con un partito di stampo progressivo-europeista En Marche; e Marine Le Pen (che ha ottenuto il 21.3 % dei voti), a capo del partito di estrema destra il Fronte Nazionale. Auspicando che i timori fin qui descritti non trovino fondamento.