Festival Internazionale del giornalismo. Insieme a Marco Damilano vicedirettore de l'Espresso, Alessandra Sardoni conduttrice di Omnibus su LA7 e Sofia Ventura politologa e docente all'Università di Bologna si parla della nuova (e vecchia) classe dirigente Italiana. Atti e misfatti di una Politica sempre più ostaggio di una superficialità diffusa, tanto che il titolo dell'incontro è: "Classe dirigente cercasi".
Da buon cittadino Italiano prima e meridionale poi, ho letto il suo libro "Se muore il sud" scritto magistralmente con Gian Antonio Stella.
La domanda più spontanea che mi sorge riguarda proprio il titolo: vale ancora "se muore il sud" o è già morto da tempo?
"Beh direi che non si sente molto bene. Morire vuol dire perdere completamente il contatto con il resto del paese e credo che questo non sia ancora accaduto, ma si sta facendo molto poco per cambiare questa situazione. Aldilà dei proclami che rimbalzano da destra a sinistra non si colgono segnali di cambiamento clamorosi e la politica non ha capito i suggerimenti che sia io che Stella abbiamo cercato di dare nel libro di cui lei parla".
Quali suggerimenti volevate regalare alla politica e alla coscienza Italiana?
"Innanzitutto il fatto che bisogna tornare a parlare di un pezzo di Italia, non di sud.
Il sud non esiste. E abbiamo dimostrato che gli errori fatti in passato sono stati perpetrati anche recentemente. Basti guardare al risultato delle elezioni regionali in Campania".
A cosa si riferisce nello specifico?
"Beh non si è fatto altro che ripristinare il vecchio sistema consociativo tra malavita e politica, è una coesistenza pacifica dannosissima.
Come si può pensare di venirne fuori in queste condizioni? Bisogna dire però che in alcune realtà -come ad esempio la Basilicata- è stata recentemente fatta fuori la vecchia guardia che faceva capo ad Emilio Colombo. Sono arrivati giovani amministratori che stanno facendo molto bene, ma si tratta di situazioni locali, distaccate dal resto.
Pensiamo alla Sicilia di Crocetta come contraltare...non mi sembra che la sua esperienza sia stata felicissima fino ad ora".
Cos'è che manca alla nostra classe dirigente? La vergogna del ladro o l'attaccamento al bene comune? "La mancanza della vergogna è un aspetto fondamentale. La vergogna è il sentimento più rivoluzionario che esista, è uno dei deterrenti più efficaci nei confronti della corruzione. Ma in Italia abbiamo un sistema giudiziario che consente a tutti quanti una prescrizione molto breve per reati di questo tipo. Quando leggi le dichiarazioni di chi viene acchiappato con le mani nella marmellata la prima cosa che dicono è -siamo sereni, siamo tutti sereni, abbiamo fiducia nella magistratura-.
Questo dice tutto.
Una domanda a livello personale. Leggendo il suo saggio non ho potuto fare a meno di arrabbiarmi moltissimo. Si arrabbia ancora quando legge e scrive certe cose o ci hai fatto l'abitudine?
"Mi arrabbio moltissimo quando scopro, scrivo e leggo certe cose e in questo ambito è impossibile farci l'abitudine, se ne vedono sempre di nuove".