catanzaro verso il ballottaggio, tra Abramo e Ciconte: il primo è favorito, perché ha saputo fare la campagna elettorale, perchè ha utilizzato il linguaggio giusto, tra concretezza ed orgogliosa aspirazione a completare il lavoro intrapreso. Nel caso di Ciconte, invece, la relazione tra linguaggio e persuasione è stata pessima, con il candidato del centro-sinistra rimasto sotto di oltre dieci punti dal risultato conseguito dalla sua eterogenea coalizione. Nella quale spicca anche il risultato di chi doveva ritirarsi e non l'ha fatto. La vecchia politica del vecchio "politichese" non paga più.

A Catanzaro è cresciuta la consapevolezza

Il primo ad accorgersi che l'elettorato cittadino avesse voglia di cambiamento e di partecipazione è stato proprio Abramo: ha rinnovato profondamente le liste, ha recuperato la verve di un tempo dialogando con i cittadini, spiegando la sua visione di città basata sulla concretezza del possibile, indicando opere, servizi, opportunità, ma senza voli pindarici.

Si è reso conto che il tema del centro storico abbandonato e dei quartieri slegati si pone come questione d'identità e di riflessione programmatica e non solo come strategia basata su singoli interventi. E questo cambio d'orizzonte lo si deve alla presenza di Nicola Fiorita e del suo "Cambiavento": da lì sono partite le nuove parole d'ordine: un progetto nuovo per Catanzaro all'insegna della ricerca di una qualità di vita che s'è dispersa tra la fine del secolo scorso e questo primo quarto di nuovo secolo.

La dialettica positiva: una fase costituente per Catanzaro

A questo punto, la campagna elettorale ha posto un'evidenza: da Fiorita non si può prescindere. Il ruolo suo e dei consiglieri che lo affiancheranno entrando a far parte del nuovo consiglio sarà determinante non in termini di voti ma di "peso", di contenuti. Assisteremo per la prima volta, dopo molti anni, ad un'opposizione anti-ideologica, che ascolta le istanze cittadine e le trasforma in proposte.

D'altra parte, una maggioranza incalzata e monitorata come non mai, dovrà compiere uno sforzo d'elaborazione politica ed amministrativa notevole se non vorrà perdere fiducia e semmai conquistarla. In questa dialettica del "fare" consisterà la fase costituente della nuova Catanzaro: cinque anni a "tavoletta" che segneranno il futuro del capoluogo di regione.

Le sfide più ardite

L'area di Germaneto, il centro storico, Catanzaro Lido: in queste tre aree si gioca l'assetto della città. Troppo vasta Germaneto per essere solo la sede della Regione e dell'Università: anche zona industriale destinata a diventare polmone produttivo ed occupazionale? Ma anche area d'interesse paesaggistico come era nelle intenzioni di Michele Traversa e del suo progetto per il Corace?

Il quartiere marinaro ormai viaggia spedito verso la propria vocazione di centro turistico e commerciale, ma è necessario mettere in piedi interventi, anche organizzativi, che lo rendano fruibile. Infine, il centro storico: qui la sfida è di quelle che si potrebbero definire "impossibili". Tuttavia, proprio per questo è la più intrigante, appassionante.

Un vero laboratorio politico e manageriale nel quale si misurerà il valore di maggioranza ed opposizione. Sarà la cartina al tornasole delle prossime elezioni.

Gli altri quartieri? La questione primaria è collegarli con un sistema tranviario, tenendo presente anche la zona nord della città che, se manterrà la presenza dell'Ospedale, ha necessità vitale di essere ricucita all'intero tessuto urbano.