Una stella tra le stelle: Chiara Samugheo. Samugheo sta per "san Mughel", l'angelo delle grotte interiori.

In quelle grotte interiori abitano le espressioni rubate e restituite al mondo in questo attento lavoro fotografico, un racconto della donna dietro l'obiettivo. La fotografa di origine barese, classe 1935, nota per aver immortalato le stelle del cinema negli anni sessanta e settanta, ha diversi volti da scoprire. La foto-giornalista, come osserva Guido Harari, rivela, nei suoi documenti fotografici, una capacità di narrazione e una profondità di sguardo peculiari: "sono immagini ruvide, prive di astuzie, c'è purezza di sguardo: siamo lontani dalla confezione, dallo stile, dalla bellezza che arriveranno con gli anni Sessanta di Cinecittà e del boom consumistico".

Chiara Samugheo ha cavalcato l'onda di leggerezza imposta dal dopoguerra ma le sue massime espressioni sono ambientate nelle baraccopoli napoletane e in altri luoghi del Mezzogiorno.

Il suo sguardo sulle tarantolate di Galatina (Lecce), un documentario realizzato nel 1954, è un contributo prezioso alla ricerca sull'evoluzione storica della società italiana.

Chi prima di lei aveva osato?

La fotografia è per Chiara Samugheo un mezzo narrativo immediato, uno strumento di denuncia.

Il volume vuole rendere omaggio alla fotografia di reportage, che è stato il suo grande amore.

Abbandonato il sud, infatti, con le sue paure ed i suoi limiti, vivendo il mondo, le stelle del cinema e la celebrità, Chiara Samugheo tornerà a scegliere di scavare in quelle sue origini, in quel profondo sud, per raccontarne l'essenza.

"Attraverso la fotocamera si può mostrare quello che è invisibile all'occhio dei più e questo mezzo d'indagine mi ha permesso di soddisfare la mia curiosità. Volevo essere fotografa per migliorare la società, ma affermarmi non è stato semplice" - e ancora - "Quando andai a Galatina per realizzare il servizio fotografico sulle invasate, i parenti delle tarantolate che sono sempre riservati e molto protettivi, mi tollerarono, forse perché mi scambiarono per una semplice turista e poi, siccome ero donna non si preoccuparono più di tanto della mia presenza".

La sua esperienza di crescita professionale è in se anche il racconto della condizione femminile nel periodo del dopoguerra, il suo studio appassionato e la voglia di esprimere l'invisibile l'hanno resa libera dal pregiudizio e degna del rispetto degli uomini.

E' una importante pubblicazione questa di Les Flaneurs Edizioni, a cura di Daniela Ciriello, Germana Ciriello, Piero Fabris, Renato Longo - un segno marcato nella storia della cultura italiana, una prova dell'asprezza e della forza dei tempi trascorsi.