Per i lettori, gli internauti o semplicemente per gli amanti della tv, non è più difficile imbattersi in commenti, titoli di giornale e affermazioni intolleranti che vanno a colpire, più o meno costantemente ed egualmente, tutte le comunità considerate “diverse” dalla maggioranza degli italiani.

Un quadro sconcertante quello che emerge in Italia. Un paese, o meglio un popolo, sempre più vittima del pregiudizio, della disinformazione, completamente in balia di ventate di odio alimentate, molte volte, direttamente da frange politiche. E se il web avrebbe, dovuto aiutare l’utenza ad avere a portata di un click maggiori informazioni e chiarezza sulla realtà che ci circonda, sembrerebbe invece che tutto si sia rovesciato e che proprio il web sia diventato il teatro della disinformazione, dei post al vetriolo e patibolo sul quale immolare chi è considerato "altro" da noi.

E se essere islamico in Italia, africano o romeno, in Italia nel 2017, vuol dire essere tacciato dei peggiori cliché, non se la passano meglio invece le comunità LGBT autoctone, le donne e i giovani. Una società, quella Italiana, cresciuta all’interno di un mondo maschilista, democristiano, eterosessuale e legato a delle tipicità che sono frutto di una sedimentazione culturale che ha ben poco a che fare con la vera identità degli italiani.

Dal Festival di San Remo – esempio del nazionalpopolare italiano –, alla leadership partitica, alle cattedre universitarie, alla gestione di importanti imprese, ad alcune professioni: l’Italia continua ad avere una presenza del genere maschile eccessiva e a volte anche fuori luogo.

E per una biasimata, ma altrettanto rispettata Merkel in Germania, in Italia la terza carica della nazione: Laura Boldrini, si vede costretta a combattere quotidianamente contro una società machista che ha saputo soltanto vilmente, spudoratamente e volgarmente appellarsi con ira e frustrazione alla sua condizione di donna al potere.

Un paese che non è capace di investire nei suoi giovani.

Ossessivamente legato ad un splendore passato, incapace di apprezzare le bellezze presenti sul suo minuscolo e violentato territorio, e di educare il suo popolo al bello. Dove i partiti di estrema destra stanno inesorabilmente avanzando trascinando con loro una fetta di società – ampia – incapace di esprimersi anche nell’idioma nazionale, e di accorgersi che il cambiamento e il rinnovamento della “bella penisola” non risiede nel passato, nella segregazione, nell’intimidazione, ma nella pacifica convivenza e nel futuro.

È così che la bella Italia sembra dimenticare delle secolari problematiche, criminalità organizzata in primis, che soffocano il suo slancio verso il futuro; attribuendo le peggiori colpe a chi per fato si è trovato in questo lembo di terra, proteso vero il nord Africa, oramai sempre più parodia di sé stesso.

Un paese legato a visioni patriarcali, che tinge di giallo le sue cronache quotidianamente per la morte di qualche donna. Ma che trova unità soltanto quando tale evento criminoso è commesso da qualche straniero. È così che capita di leggere di mass media che definiscono gli individui per nazionalità, per origini ,all’interno della stessa penisola, per orientamento sessuale.

E in un paese del genere la pedagogia non va meglio.

L'educazione è una chimera che si erge annualmente nelle scuole italiane impregnate di perbenismo e di cattolicesimo. Orde di minacce si sono abbattute in alcuni paesi della penisola verso potenziali insegnamenti della teoria gender. Intanto quello che si delinea è un popolo sempre più afflitto da paure, dubbi, costantemente alla ricerca della propria identità. In Italia si vive costantemente nel passato, flash-back di trasmissioni antiquate vengono riproposte quotidianamente ovunque, d'altronde Carlo Conti c’ha fatto la sua fortuna, perdendo la percezione col presente con quelli che sono gli interessi, i bisogni, di parte, di un popolo che costantemente cerca di cambiare, ma che viene soffocato dalla polvere del nostro passato.