A quattro anni e mezzo dall'inizio del suo mandato, la Presidente della Camera Laura Boldrini dichiara guerra alle ingiurie, alle cattiverie gratuite, alle minacce, agli osceni messaggi di odio, ai commenti disdicevoli postati quotidianamente dai cosiddetti "leoni da testiera" in calce ai suoi post.
Il forte monito contro la violenza mediatica da parte di Laura Boldrini è arrivato in una mite vigilia di Ferragosto, quando la terza carica dello Stato ha detto "basta" attraverso un lungo post, accompagnato da una foto che ritrae parte dei commenti ai quali quotidianamente deve far fronte.
"Adesso basta. Il tenore di questi commenti ha superato il limite consentito. Ho deciso che d'ora in avanti farò valere i miei diritti nelle sedi opportune […]".
Un atto coraggioso quello della nostra Presidente, decisa a combattere tutti coloro che ogni giorno denigrano ingiustamente una professionista, una moglie, una mamma, ma soprattutto una donna. Colpevole forse solo di essere tale? Di ricoprire una carica? O di aver fatto della garanzia del diritto la bandiera del suo ineccepibile mandato? Tutto questo risulta essere forse un crimine? Penseremmo di sì, se non si leggesse il livello, anzi il sottolivello di quanti ingiuriano la nostra presidente. La realtà è che in una nazione sempre più vittima della misoginia, del razzismo e dell'involuzione culturale, si sente il bisogno di scaricare la frustrazione colpendo ed infangando dei bersagli mobili, senza pensare ai danni che si procurano arrecando tali offese, e al rischio di emulazione.
La decisione della Boldrini è stata ben ponderata. La presidente della Camera dei Deputati ha scritto di aver molto riflettuto, aggiungendo però di essere convinta che le sue prossime mosse rappresenteranno soprattutto uno sprone per i giovanissimi che ogni giorno si trovano ad affrontare ingiustamente dei patiboli virtuali chiamati "social network".
"E lo farò anche per incoraggiare tutti coloro - specialmente le nostre ragazze e i nostri ragazzi - che subiscono insulti e aggressioni verbali a uscire dal silenzio e denunciare chi usa internet come strumento di prevaricazione". Un attacco duro, dunque, quello della Presidente, che arriva a poco tempo dalle campagne promosse dalla stessa contro le fake news - che in molti casi l’hanno vista anche protagonista - e contro il cyberbullismo.
Un impegno, quello rivelato in questi giorni, che ha come intento quello di fermare i comportamenti meschini e vigliacchi di quanti decidono di infangare la vita e la professione altrui, attraverso l'utilizzo dei social network.
L'emergenza "leoni da tastiera"
In un'epoca in cui tutti possiamo avere qualche minuto di celebrità scrivendo, rispondendo, partecipando in diretta a qualsiasi attività dei nostri beniamini di Tv, jet set, politica e sport, il popolo dei social network sta mostrando la sua faccia peggiore. Oramai le offese gratuite, lo sbeffeggiamento e la ridicolizzazione pubblica e volgare del soggetto "famoso" sono diventati - ahinoi - pane quotidiano. Il tutto avviene sotto i nostri occhi, e la frequenza con cui si verificano tali comportamenti, ha fatto modo che non ci si indigni più - o peggio - non ci si impegni più nel difendere qualcuno che è preda dei deliri di quanti hanno dimenticato il senso di educazione e di civiltà.
E se i famosi sono in difficoltà - è di pochi giorni fa la notizia che il celebre cantante pugliese Al Bano Carrisi si è detto costretto ad abbandonare i social network perché stanco delle gogne mediatiche create "ad hoc" sul suo conto - non se la passa meglio la gente comune. Il cyberbullismo, ovvero il bullismo in salsa 2.0, è oramai una piaga sociale soprattutto tra gli adolescenti, che miete molte vittime.
La svolta
Per troppo tempo i social network sono stati fuori dal controllo di ogni autorità: si è preferito il silenzio, la rimozione di un contenuto e, dunque, dei corrispettivi attacchi ricevuti.
"Come posso chiedere ai nostri giovani di non soccombere e di denunciare i bulli del web se poi io stessa non lo faccio?Ai nostri figli dobbiamo dimostrare che in uno Stato di diritto chiunque venga aggredito può difendersi attraverso le leggi.
E senza aggiungere odio all'odio, ne abbiamo già abbastanza", conclude Laura Boldrini. Una presa di posizione, quella della terza carica dello Stato, volta a far sì che la credibilità nelle istituzioni e nelle leggi possa tornare in auge tra i giovani.