Nei preparativi della corsa elettorale del prossimo anno il marketing di Forza Italia segna un gol importante: la scritta "berlusconi presidente" campeggerà nel logo del partito. L'indicazione si riferisce alla presidenza interna del partito, ma nulla vieterà al cittadino disinformato di immaginare altri scenari. Poco importa se il personaggio è incandidabile in ogni collegio per la legge Severino; Silvio Berlusconi è, insindacabilmente, il presidente di Forza Italia, e tanto basta.

Sul ring

Dal punto di vista elettorale la geniale idea corrisponde, nei confronti di Salvini, ad un diretto ben assestato nel pugilato.

Sull'elettorato moderato (il più appetibile...) il messaggio diventa chiaro "... tranquilli, non sarà quella testa calda a comandare. Ci sarò sempre io a controllare le cose". Dal punto di vista numerico, secondo gli esperti dei sondaggi, questa trovata può arrivare a valere più di due milioni di voti, spostando decisamente il peso specifico dei partiti, fra quelli che comporranno la futura coalizione di destra, a favore della compagine del cavaliere. I primi effetti politici non sono tardati a comparire. Matteo Renzi ha rilanciato la proposta di "una larga coalizione a sinistra", affermando che "non sono nostri nemici coloro che sono usciti dal nostro partito". Matteo Salvini invece, al momento, ha preferito il silenzio.

Probabilmente punterà l'attenzione sull'elettorato estremo, in competizione con Fratelli d'Italia. Tanto, se si vince, alla fine c'è trippa per tutti.

E la sinistra?

Ancora afflitta dallo scissionismo, così in voga nello scorso secolo, la sinistra al momento non può che raccogliere i cocci del totale fallimento e la nefanda inefficacia degli oltre 20 anni di antiberlusconismo (attaccare l'uomo non riconoscendogli valore politico), con alcuni transfughi che cercano, come Ulisse, le sirene dell'elettorato perduto.

Lontani dalla vera socialdemocrazia, di cui l'Italia sembra avere estremo bisogno, i vari leader (perché sono molti, troppi) prediligono ancora il conflitto interno, dimenticando un'attenta rilettura della storia, recente e passata, della sinistra in Italia. Prima o poi il calendario ricorderà loro le scadenze elettorali.

Nel film cileno "No", si narrano le vicende che hanno portato al referendum necessario per far cadere Pinochet.

In una scena, i leader politici dell'opposizione si trovano a vedere la prima traccia dell'idea generale e l'head line (lo slogan) che caratterizzerà poi la vincente campagna referendaria: "Cile. Il sorriso sta arrivando". Alla fine della breve proiezione, uno degli esponenti afferma la propria opposizione al progetto, allontanandosi dalla sala. Ecco, forse, la migliore sintesi.