Dopo l'apertura di Roberto speranza di domenica e la disponibilità mostrata da Matteo Renzi, molti hanno visto un segnale, forse l'ultimo possibile, per tentare di ricompattare le file della sinistra italiana.
La proposta di @robersperanza e la risposta di @matteorenzi ricostruiscono un filo di dialogo. Nessuno lo spezzi o vincerà la destra.
— Dario Franceschini (@dariofrance) 22 ottobre 2017
Il filo spezzato
Già lunedì il filo descritto da Dario Franceschini sembrava spezzato, ed oggi, dopo l'annuncio del governo di porre la fiducia al Senato su cinque dei sei quesiti del Rosatellum, viene probabilmente affossato.
In realtà, ad una lettura più attenta dell'apertura domenicale, insieme ad un'introduzione sostanzialmente logica (la destra è forte, uniti o perderemo) si intravedevano paletti difficilmente sormontabili (no alla fiducia sulla legge elettorale).
Era inimmaginabile che un governo dalla maggioranza risicata e a fine legislatura, accettasse di non difendere l'unica legge elettorale arrivata al Senato dai possibili attacchi di franchi tiratori. I tempi di discussione sulla nuova legge elettorale ci sono stati, ed ampi, basti pensare all'Italicum, e dopo il referendum del 4 dicembre alla riproposta del mattarellum o della legge "alla tedesca" (con l'appoggio del M5S poi mancato in aula), ma nessuno di questi è mai arrivato al traguardo.
Ed il Consultellum?
Il Porcellum, con le modifiche imposte dalla Corte Costituzionale, era di fatto improponibile. L'unico aspetto che sembrava garantire era l'ingovernabilità dopo il voto, l'esatto opposto di cosa tutti si aspettano da una tornata elettorale. Il Rosatellum non è certo la migliore legge elettorale ma sembra, al momento, è l'unica su cui possano convergere i voti sufficienti alla sua attuazione.
La legge elettorale perfetta, probabilmente, non esiste; ogni proposta troverà opposizioni e dinieghi da parte di uno o più attori della scena politica, e non è da scartare del tutto l'idea che, nella prossima legislatura, la proposta di una nuova legge elettorale non torni in auge.
Le parti in campo
La sinistra arriverà probabilmente divisa al voto della prossima primavera.
L'evento non sarebbe una novità anzi, forse una "federazione" della sinistra sarebbe stata la vera novità. Dallo scorso secolo, e in tutto il mondo, la sinistra si è sempre frantumata da sola, spesso anche in modo sanguinoso. Allo stato delle cose e nonostante i vari e lodevoli tentativi, quindi ognuno correrà per proprio conto. La speranza è l'ultima a morire, ma la ragione, talvolta, deve zittirla.
La destra invece prosegue compatta all'appuntamento elettorale. Forse unita solo da quel motivo, ma più che sufficiente a convincere il loro elettorato. Ed anche i referendum di Lombardia e Veneto non solo non hanno scompaginato più di tanto il fronte, ma sono diventati una nuova bandiera da sventolare.
Il Movimento 5 Stelle prosegue nel suo cammino, impostato da sempre a diventare l'unico partito. Le elezioni siciliane potranno dare indicazioni sui flussi di voto con le ultime modifiche.
Ancora pochi mesi e poi si saprà come andrà a finire. O no?